Bar bianco chiuso, il rilancio dopo il voto

SPILIMBERGO. Dal giorno della chiusura sono trascorsi ormai nove mesi. E nulla sembra muoversi all’orizzonte. Fra le grane che la prossima amministrazione comunale si troverà ad affrontare vi è anche quella della gestione del bar al pianterreno di Casa Gaspardo, parte integrante della stazione delle corriere. Una vera e propria spina nel fianco dell’amministrazione uscente.
Da giugno dello scorso anno il bar è chiuso visto che anche gli ultimi gestori hanno alzato bandiera bianca. Cronaca di una chiusura annunciata, verrebbe da dire, viste le alterne fortune dell’esercizio pubblico di proprietà comunale, che nell’arco di sei anni ha conosciuto tre gestioni. A quanto pare, a poco o nulla, in questo caso, sembra essere valsa l’opportunità concessa alla terza consecutiva gestione dell’ex bar Bianco di vendere anche alcolici. Decisione questa che ha lasciato non poche polemiche: a gennaio del 2015 infatti pur di cercare di ridare una “chance” all’esercizio pubblico, in consiglio comunale, a maggioranza (compatto il voto contrario dell’opposizione) si votò un cambio di destinazione d’uso dei locali al pianterreno di Casa Gaspardo, già sede del Progetto giovani, di fatto dando l’opportunità ai futuri gestori di vendere anche alcolici, togliendo il limite di essere un “bar bianco” così come concordemente con il servizio giovani comunale era stato stabilito alla prima gestione.
Un limite, appunto, per l’esercizio pubblico, vista la presenza di altri bar nella zona che non hanno alcun tipo di vincolo nella somministrazione di alcolici, a esclusione ovviamente dei minori. Un cambio in corsa che, peraltro come temuto dalle stesse minoranza, non sortì alcun effetto visto che anche la terza gestione, è durata non più di sei mesi.
Troppo evidente, secondo l’opposizione, l’errore di fondo commesso dall’amministrazione guidata dall’ex sindaco Renzo Francesconi di riutilizzare almeno un piano di casa Gaspardo (quello superiore è diventato sede dell’associazione friulana donatori sangue) con finalità commerciali a uso e consumo, in particolare, degli utenti dell’attiguo terminal, creando false illusioni negli stessi gestori. Si tratta ora di studiare delle alternative. Alternative ovviamente all’idea stessa di esercizio pubblico. Le idee non mancano e potrebbero sposarsi bene con le attività della Scuola mosaicisti del Friuli. Farne un laboratorio a vista dell’antica arte musiva. Chissà che il prossimo sindaco oltre a pensarla non la realizzi.
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