Bancarotta, padre e figlio arrestati

SAN GIORGIO DI NOGARO. La Guardia di finanza di San Giorgio di Nogaro ha arrestato due imprenditori friulani, Paolo e Agostino Sistro, per bancarotta fraudolenta in seguito a ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Udine. Il 58enne Paolo e il 33enne Agostino, nati rispettivamente a Udine e Palmanova, erano amministratori di una società operante nel settore del commercio di abbigliamento, la Commerciale Friuli Srl, dichiarata fallita nell’ottobre 2011.
La ditta. La Commerciale Friuli Srl due anni fa aveva rilevato la Cdm Srl, del gruppo Mazzorato, società all’epoca in liquidazione con 9 punti vendita sparsi in Friuli (a Sacile e Trieste) e in Veneto: il gruppo, molto noto nell’ambito della vendita di capi di abbigliamento, risulta dunque parte lesa. Secondo quanto emerso dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Raffaele Tito, l’affitto d’azienda stipulato dalla fallita ditta di San Giorgio amministrata da Paolo e Agostino Sistro con la società Cdm non era finalizzato al rilancio economico di quest’ultima, come promesso, ma ad un indebito arricchimento del promotore del contratto d’affitto e di tutta la sua famiglia.
Gli indagati. Attualmente risultano indagati Paolo e Agostino Sistro, altri tre parenti dei Sistro, e infine due soggetti estranei alla famiglia. Sono state eseguite perquisizioni a San Giorgio di Nogaro, Riva del Garda, Caserta, Arezzo, ed altri luoghi. A far scattare l’indagine era stata la segnalazione del curatore fallimentare, il commercialista udinese Fabio Zuliani, e la Guardia di Finanza aveva subito avviato l’esame della documentazione bancaria e della contabilità oltre ad assumere numerose testimonianze.
Il “meccanismo”. Per gli inquirenti, il fallimento della società era già stato preventivato in sede di costituzione perché nei pochissimi mesi nei quali la Commerciale Friuli srl ha materialmente operato, tutti gli incassi conseguiti dalla ditta fallita sono stati deviati a favore di altre società riconducibili agli stessi indagati, mentre si accumulavano i debiti nei confronti della società affittuaria, dei dipendenti, dei fornitori e dell’erario. Tutto questo nonostante Paolo e Agostino Sistro avessero assunto l’impegno a mandare avanti l’attività commerciale della società del gruppo Mazzorato rilevata. Insomma, il meccanismo era quello, ben noto, di rilevare una società già in crisi per poi “svuotarla” tenendosi gli incassi ed eventualmente anche la merce.
Le accuse. Gli indagati sono accusati di aver distratto gli incassi derivanti dai diversi punti vendita del gruppo Mazzorato sparsi nel Triveneto: una cifra pari ad almeno 1,3 milioni di euro. Ma non si sarebbero appropriati soltanto dei soldi: gli indagati sono accusati infatti di aver fatto “sparire” dal magazzino circa 10mila capi di abbigliamento.
Il “labirinto”. Stando a quanto ricostruito dalla Procura di Udine e dalla Guardia di Finanza, gli indagati avevano costruito, negli anni, un sistema labirintico fatto di nuove società, movimenti di beni immobili e capitali. Una struttura ben articolata finalizzata «allo svuotamento e al successivo fallimento di società – afferma la Procura –, ormai gravate da ingenti debiti per imposte e contributi previdenziali non versati, retribuzioni dei dipendenti non corrisposte, forniture non pagate. Gli indagati hanno distratto una considerevole cifra di denaro che doveva servire al pagamento delle imposte, dei fornitori e dei 43 dipendenti. Tale “modus operandi” era ormai consolidato e stava permettendo agli indagati di “entrare in affari” con altre società di livello nazionale operanti in vari settori nel tentativo di trarre indebito profitto». Da qui la necessità dell’intervento cautelare.
Le ordinanze. I gravi indizi di colpevolezza a carico di Paolo e Agostino Sistro e il concreto pericolo di una reiterazione della condotta fraudolenta hanno portato il giudice per le indagini preliminari del Tribunale udinese, Roberto Venditti, a disporre per padre e figlio la custodia cautelare in carcere. Del resto i due, già condannati in via definitiva proprio per bancarotta fraudolenta, erano in avanzate trattative con altri imprenditori in difficoltà finanziaria, operanti nel settore degli elettrodomestici.
Gli arresti. Agostino è stato arrestato dalla Guardia di Finanza a Verona, all’aeroporto “Catullo”, appena sbarcato da un volo proveniente da Napoli. Il 33enne negli ultimi tempi risiedeva a San Felice a Cancello, nel Casertano: ora è rinchiuso nel carcere scaligero di Montorio. Per quanto riguarda il padre Paolo, l’ordinanza di custodia è stata eseguita a Riva del Garda in un appartamento dove risiedeva il 58enne che è stato successivamente subito trasferito nel carcere di Udine.
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