Banca di Vicenza e Veneto Banca chiedono il salvataggio di Stato

Previsto l’accesso al fondo da 20 miliardi, come per Mps. Intanto l’agenzia di rating Fitch declassa l’istituto berico

VICENZA. La richiesta formale per accedere al «sostegno finanziario straordinario e temporaneo da parte dello Stato», in gergo tecnico «ricapitalizzazione precauzionale» è stata inviata al ministero, Bankitalia e Bce.

Popolare di Vicenza e Veneto Banca, come da attese, hanno quindi deciso che, per reperire i capitali necessari, dovranno accedere, come ha fatto Montepaschi, al fondo di 20 miliardi definito per decreto a dicembre 2016. In questo scenario, la prossima, sarà una settimana decisiva, per il futuro delle due ex Popolari venete, con decine di migliaia di soci in Friuli.

Anche se l’agenzia Fitch declassando il rating da «b-» a «ccc» (solidità scarsa con alta probabilità di insolvenza in contesto sfavorevole, ndr) ha gettato su BpVi l’ombra del default. Una doccia gelata nell’attesa di mercoledì, quando si chiuderà l’offerta di transazione avviata a gennaio per ricomporre la base sociale e ridurre il peso del rischio legale. E di martedì quando, invece, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, incontrerà a Bruxelles la commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager.

Al centro del colloquio, dovrebbe esserci, oltre alla ricapitalizzazione precauzionale di Mps - che è considerata prioritaria per l’Ue, anche se per attuarla potrebbero volerci mesi - anche il dossier banche venete, con l’auspicato intervento dello Stato che però ha bisogno del via libera dell’Europa.

Per avere il disco verde serve che una banca sia solvibile, cioè abbia un Cet1 (indicatore di patrimonio) sopra il 4% e che abbia fallito in uno stress test nello scenario avverso. L’aumento di capitale delle due sarebbe nell’ordine di 5 miliardi. L’azionista Atlante avrebbe ancora a disposizione 1,7 miliardi ma deve trovare l’accordo tra i suoi sottoscrittori per impegnarlo nell’aumento.

E l’altro ieri, l’ad di Intesa SanPaolo Carlo Messina, tra i grandi sottoscrittori del fondo, si è dichiarato non disponibile. Giovedì i Cda dei due istituti hanno inviato alla vigilanza europea due lettere contenenti le indicazioni principali del piano industriale e i rispettivi fabbisogni.

Stando a fonti si starebbe già ragionando anche sugli esuberi e sembrerebbe che le ultime cifre indicate in autunno siano destinate a salire: Gianni Mion aveva parlato a ottobre 2016 di 1.300-1500 esuberi strutturali. Oggi, intanto, saranno aperte per la firma delle transzioni circa 400 filiali BpVi, con orario 9-14 e 385 di Veneto Banca dalle 9 alle 13. Entrambe le banche hanno annunciato per i primi tre giorni della prossima settimana, fino allo scadere dei termini del 22, orari straordinari fino alle 18.45.

Ieri, BpVi ha dato un nuovo aggiornamento sul fronte delle offerte, comunicando che al 17 marzo si sono registrate 65.505 manifestazioni di interesse (pari al 68,8% delle azioni oggetto del perimetro) a fronte delle quali sono stati già sottoscritti 52.865 accordi transattivi (pari al 49,6% delle azioni in perimetro). Secondo l’aggiornamento di Veneto Banca, ad oggi è stato contattato il 96% del totale azioni del perimetro e i soci che hanno aderito sono circa il 66% e rappresentano il 54% dei titoli ricompresi nell’offerta.

Ma adesso a pesare è solo il rating Fitch che ha declassato il rating a lungo termine di BpVi da «b-» a «ccc» e il breve termine da «b» a «c».

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