Bai-Li, conti bloccati dopo la condanna per false fatturazioni

A tre mesi dalla condanna in primo grado, la procura della Repubblica di Pordenone ha disposto il sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca nei confronti della ditta Bai-Li srl, di Zero Branco, e del suo legale rappresentante, un imprenditore cinese residente a Pordenone. L’obiettivo è la confisca di oltre mezzo milione di euro, pari al presunto profitto del reato: l’imprenditore, secondo l’accusa, si è avvalso di false fatture per operazioni inesistenti. Il legale dell’imprenditore, l’avvocato Alberto Cassini, annuncia ricorsi e sottolinea: «I conti sono stati bloccati ma il sequestro ammonta a poche migliaia di euro. Intanto il mio cliente è stato costretto a lasciare a casa 19 dipendenti».
La vicenda risale al biennio 2013- 2014. Gli inquirenti hanno ipotizzato che la Bai-Li, che gestisce l’omonimo market a Fiume Veneto e che in passato aveva attività in provincia di Treviso, attraverso il suo rappresentante si sia avvalsa di fatture false, poi riportate in contabilità. Secondo la Procura, alle fatture è correlata un’evasione d’imposta. A gennaio il tribunale di Pordenone ha condannato a due anni l’imprenditore, disponendo la confisca dei beni fino al raggiungimento dell’importo di 529.418 euro.
«La commissione tributaria ha ritenuto che le forniture relative a quelle fatture fossero obiettivamente inesistenti – replica il legale – ma il magazzino era pieno, tanto che il mio cliente ha verificato l’emissione di 600 mila scontrini di cassa. La merce è transitata per il negozio e lo esprimeremo alla commissione tributaria in secondo grado. In sede penale, invece, il giudice ha sottolineato l’inesistenza soggettiva delle operazioni: ci addebitano di non aver effettuato le verifiche sui fornitori, che però non ci competono. Quello che aveva emesso le fatture più rilevanti si trovava a Padova. Come potevamo se versavano l’Iva?». Punti che la difesa intende chiarire nei successivi gradi di giudizio. «Intanto – conclude Cassini – questa azienda è finita: una famiglia in Italia da 30 anni, che non ha mai preso una multa. Così si alimenta un risentimento nei confronti di una comunità operosa». —
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