Assoluzione per i coniugi accusati di truffa all’Inps

Marito e moglie erano stati accusati d’aver truffato - nel periodo compreso tra il 2005 e il 2009 - l’Inps per un ammontare di quasi diecimila euro. Recentemente il tribunale di Udine li ha assolti...
Esterno della vetrata Inps a Pontedera in una foto d'archivio. ANSA/STRINGER
Esterno della vetrata Inps a Pontedera in una foto d'archivio. ANSA/STRINGER

Marito e moglie erano stati accusati d’aver truffato - nel periodo compreso tra il 2005 e il 2009 - l’Inps per un ammontare di quasi diecimila euro. Recentemente il tribunale di Udine li ha assolti entrambi «perché il fatto non sussiste».

Così si è pronunciata il giudice Angelica Di Silvestre sul procedimento giudiziario avviato a suo tempo nei confronti di Cosmo Damiano D’Aloiso e della consorte, Catia Pontoni, responsabile di un bar vicino alla spiaggia di Lignano, entrambi residenti in città.

In estrema sintesi, l’istituto previdenziale, a seguito di un controllo, aveva rilevato che D’Aloiso risultava dipendente stagionale della moglie e per il restante periodo dell’anno percepiva un’indennità di disoccupazione cosiddetta “a requisiti ridotti”. Indennità che corrispondono a somme comprese tra i 1.700 e i 2.300 euro per gli anni che vanno dal 2005 al 2009, per un totale di quasi diecimila euro.

L’Inps aveva ritenuto tale rapporto di lavoro dipendente insussistente e aveva ravvisato una contitolarità nella ditta o quantomeno un rapporto di collaborazione familiare. La differenza sostanziale tra le due configurazioni del rapporto era rappresentata dalla non riconoscibilità dell’indennità di disoccupazione per il collaboratore familiare, indennità di cui invece D’Aloiso aveva goduto. Secondo gli ispettori dell’ente previdenziale, infatti, D’Aloiso avrebbe svolto mansioni anche gestionali.

Tutt'altra la "verità" raccontata dal difensore, che ha insistito nel ribadire l'esistenza di un rapporto di lavoro subordinato del marito nei confronti della moglie, escludendo una gestione "comune" dell'azienda e ribadendo come, anche nel periodo in cui la donna si assentò per maternità, il marito ne prese le redini, ma sempre operando in base alle direttive della consorte. Nella sua arringa, l'avvocato Ivo Marian ha anche ricordato come il locale, prima degli accertamenti del 2009, fosse stato sottoposto alle verifiche dell'Inps già per tre volte. E sempre con esito negativo.

Alla fine il giudice ha accolto la ricostruzione della difesa, supportata anche dalle testimonianze rese da diversi dipendenti che, sostanzialmente, hanno descritto l’attività di D’Aloiso in modo assimilabile a quella di un dipendente, più che di un contitolare.

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