Assediati dalle chiamate dei call center

Il telemarketing non risparmia nessuno. Un mercato dove le regole non esistono. Ecco come è possibile difendersi
TELEFONIA RICARICHE SENZA TASSA DI TRAFFICO - Fotografo: AZZARI EMMEVI PHOTO
TELEFONIA RICARICHE SENZA TASSA DI TRAFFICO - Fotografo: AZZARI EMMEVI PHOTO

ROMA. Il marito di Maria Paola Ceccotti è morto nel 2001. Non per i call center. Continuano a cercarlo. A tutti i costi gli vogliono proporre contratti, offerte speciali, sconti. Deve risparmiare sulla bolletta della luce e del gas. Inutile che la moglie (inutile chiamarla vedova) si affanni a ripetere che il marito è morto.

E che non vuole - lei che è viva - ricevere telefonate commerciali. Il telemarketing non si ferma davanti a nulla. Sarà per questo che il Garante della Privacy nell’ultima relazione alle Camere lo definisce “selvaggio”. Senza ironia, però.

In Italia quasi non esiste difesa per gli abbonati al telefono, denuncia “Il Tirreno” nella sua campagna contro le proposte commerciali non richieste. Si rivela strumento di scarsa efficacia anche il Registro delle Opposizioni, attivo dal 2011: iscrivendosi - prometteva il ministero dello Sviluppo economico - gli abbonati sarebbero stati “scudati” dall’assalto della promozione via telefono.

Ma questo Registro nasce zoppo: offre riparo solo ai numeri fissi. O meglio, solo ai numeri pubblicati negli elenchi telefonici. Così, per circa 95 milioni di telefoni mobili non esiste uno schermo dall’assalto delle chiamate “indesiderate”. E anche i “fissi” non se la passano tanto bene. Le linee attive oggi sono circa 115 milioni: le utenze iscritte al Registro delle Opposizioni circa 1,5 milioni (su 13 milioni di numeri in elenco).

Non basta ancora? Guardiamo allora le segnalazioni al Garante. Nel 2015, su 3.650 ricorsi e denunce arrivate all’Autorità 1.412 (il numero più alto in assoluto) hanno riguardato il marketing telefonico. Le segnalazioni per i “fastidi” da marketing postale, sms, e-mail sono state 307, quasi un quinto.

Ma c’è un elemento ancora più significativo che il Garante comunica al Parlamento: il telemarketing selvaggio «è un fenomeno che non tende purtroppo a diminuire e per il quale L’Autorità invoca da tempo nuove regole: solo nei primi mesi del 2016 sono state 3.000 le segnalazioni». Più del doppio dell’anno scorso.

Il Parlamento, però, finora non ha ascoltato la voce del Garante. Né la voce della gente. Neppure quando i call center si sono spostati all’estero - Albania, Romania, Slovenia - dove i controlli delle autorità italiane sono più complicati: molti obblighi sono limitati a call center con almeno 20 dipendenti.

E solo a quelli che dimostrano di essere attività trasferitesi dall’Italia. E se per caso hanno chiuso e riaperto con una ragione sociale o un nominativo diverso, chi dimostra questa continuità?

L’unica certezza, in questo settore, al momento è la confusione. E la mancanza di trasparenza sulla gestione dei nostri numeri. Lo stesso Garante nella sua ultima relazione scrive che per il telemarketing ormai è così diramato l’uso di agenzie e call center «da non consentire sempre agli stessi soggetti mandanti (chi commissiona la campagna promozionale) il controllo della struttura e dei dati.

Sta diventando quindi difficile risalire a coloro che materialmente hanno effettuato i contatti telefonici lamentati, nonché risalire alle numerazioni chiamanti». In parole povere, non si sa mai di chi è la colpa del telemarketing aggressivo. Ecco perché l’Autorità sollecita al legislatore una norma sulla responsabilità condivisa fra call center e azienda committente: così l’utente saprebbe sempre su chi rifarsi.

Eppure, sarebbe tanto semplice accontentare chi non vuole essere molestato. Il Codice della privacy dice già oggi come: basta revocare anche a voce per telefono il consenso al trattamento “commerciale” dei dati. Spesso lo diamo anche in modo inconsapevole, quando firmiamo per ottenere la carta fedeltà del supermercato o la tessera della palestra.

Distratti e magari incoscienti: ma dicendo «non voglio più» all’operatore telefonico dovremmo essere cancellati dalla liste del marketing. Senza bisogno di mandare mail, fax (altre vie possibili, comunque) o iscriversi al Registro delle Opposizioni. Invece, spesso, i call center o le agenzie ci propongono percorsi a ostacoli per toglierci dal tritatutto della promozione.

È una violazione. Come è una violazione essere molestati dopo aver detto basta. A quel punto non ci resta che una strada: la denuncia all’autorità giudiziaria. E un esposto al Garante che può multare i “colpevoli”. In attesa di una nuova legge. Il Tirreno ha lanciato una petizione per farla approvare: con un registro unico - per cellulari e telefoni fissi - contro il telemarketing selvaggio. Un colpo di spugna rispetto ai consensi dati fino al momento dell’iscrizione.

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