Arta, 7 milioni di lavori ma l’hotel è sempre chiuso

Il Savoia è stato ristrutturato con fondi pubblici ma attende ancora un gestore. La crisi del paese si aggrava. La provocazione degli albergatori: serve un casinò.
Arta Terme 10 Agosto 2011.Ex Albergo Savoia. Telefoto copyright Foto PFP
Arta Terme 10 Agosto 2011.Ex Albergo Savoia. Telefoto copyright Foto PFP

ARTA TERME. L’Hotel Savoia di Arta Terme, ristrutturato con circa 7 milioni di euro di denaro pubblico, di proprietà del Comune è chiuso da anni. Il rilancio della stazione termale della Carnia può passare per questa infrastruttura? Sì, dicono in paese, basta adibirla a casinò, copiando l’esperienza di Austria e Slovenia che si accaparrano soldi e clienti anche dalla nostra regione. La proposta arriva da più parti e viene fatta propria da Artatur. «È un vecchio progetto - afferma il presidente Giovanni Battista Gardel, ex sindaco del paese – più volte perorato quando la Regione sembrava voler istituire un casinò e Arta Terme era una delle candidate ad ospitare una casa da gioco».

«Poi - continua - la levata di scudi della chiesa e anche di parte delle forze politiche di sinistra aveva fatto accantonare il progetto regionale e non se ne era fatto più nulla». Ora la proposta viene rilanciata, dal Comune ma anche alla Comunità montana della Carnia, guidata dal commissario Giovanni Battista Somma che ricoprì pure la carica di primo cittadino e volle l’ampliamento dell’albergo durante il suo mandato. I collaudi della struttura sembrano a buon punto. «Il comune dovrà bandire un’asta per la gestione, il cui canone dovrà essere commisurato al valore dell’immobile» spiega. Difficile che in prima battuta, per i costi troppo elevati di affitto, si possa trovare un interlocutore interessato, ma Gardel non dispera che il gestore si possa far vivo nel corso della successiva trattativa privata. «Se decollano il Savoia e le Terme, (ora gestite da Promotur Spa ma per le quali il Comune sta predisponendo un bando per la gestione ndr) ci potrebbero essere operatori interessati anche a gestore l’hotel Poldo, chiuso da troppo tempo - prosegue Gardel –. Pur essendo una struttura privata è l’unica ad avere un ampio parco giochi, con tennis, parco e altro che accontenterebbe ogni tipo di clientela». In un momento di crisi che attanaglia la montagna («nella prima settimana di agosto abbiamo meno ospiti che durante la prima di luglio» dicono gli operatori) quella dell’apertura del casinò pare l’ultima spiaggia per attirare la clientela. In Austria e Slovenia il gioco d’azzardo va per la maggiore.

«In pratica - constata Gardel – lo è anche in Italia, grazie al gioco via internet». Perché quindi non approfittare del momento propizio e giocare la carta del casinò? Una richiesta non nata a caso, ma, fanno notare ad Arta Terme, osservando il traffico, anche di friulani, verso le stazioni termali e di case da gioco della vicina Austria. «Se non altro un po’ di quel denaro che trasmigra oltre confine, potrebbe fermarsi in loco e richiamare turisti anche da altre regioni d’Italia».

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