Armero risarcisce due carabinieri

UDINE. Li offese a suon di ingiurie e minacce e ora dovrà risarcirli. Per Armero Pablo Estifer, l’ex giocatore dell’Udinese finito nei guai per essersi rifiutato di effettuare il test dell’etilometro nel corso di un controllo su strada e, per questo, già condannato a pagare una multa di 34 mila euro dal giudice penale, nei giorni scorsi è arrivato anche il “conto” del giudice civile.
Trascinato per la seconda volta in tribunale da quegli stessi carabinieri che lo avevano denunciato alla Procura, il calciatore colombiano di 28 anni - attualmente in forza al Milan - dovrà ora versare 8.500 euro a ciascuno dei due militari della Radiomobile che quella notte - erano le 4 del 22 dicembre 2011 - gli avevano intimato di fermarsi e che, vedendolo tirare dritto, erano stati poi costretti a inseguirlo e a subirne infine le invettive.
La sentenza è stata emessa dal giudice Ilaria Chiarelli, che, ritenendo fondata la domanda dei carabinieri, ha posto a carico del convenuto anche la rifusione delle spese legali, liquidate in 2.400 euro l’uno, oltre agli ulteriori esborsi di legge. Con «la sua reazione scomposta e violenta», secondo il magistrato, Armero «ne ha leso la dignità, l’onore e la reputazione», reiterando peraltro aggressioni e minacce «anche di fronte ai due autisti delle auto a noleggio, al proprio compagno di squadra e alle due donne che li accompagnavano, e desistendo solo grazie alle pressioni del collega».
Nel procedimento penale, il pm aveva contestato al calciatore la resistenza e l’ingiuria a pubblico ufficiale, il rifiuto a essere sottoposto all’alcoltest e l’esibizione di una patente rilasciata dal suo Paese d’origine e ormai scaduta. Il suo difensore, avvocato Giuseppe Campeis, aveva rinunciato alla strada dell’opposizione del decreto penale di condanna del gip, per la difficoltà di trovare una soluzione occupazionale in grado di conciliare i suoi impegni professionali in serie A con gli orari di un lavoro socialmente utile.
In sede civile, Armero si era difeso, sostenendo trattarsi di una causa tutto sommato «banale», visto che le persone offese «sono agenti abituati a sfoghi di guidatori ubriachi», che offese e minacce erano state proferite «da persona alterata dallo stato di ebbrezza» e che episodi del genere «sono assai frequenti». Ciò che rendeva il caso particolare, a parere della difesa, era il fatto che a risponderne fosse stato chiamato un noto giocatore all’epoca nella rosa dell’Udinese.
A prevalere, evidentemente, sono state le ragioni portate dai due carabinieri e dai rispettivi legali, gli avvocati Maurizio Miculan, per uno, e Anna Paola Genovese e Marina Pitton, per l’altro, nei rispettivi atti di citazione. I due processi erano stati riuniti nell’udienza dello scorso 6 febbraio
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