Arlecchino, le verità scomode «A Pordenone dormo e basta»

Pantalone? «Il presidente del teatro». La maschera migliore? «Bolzonello» E il sindaco si “confessa“ su Russia e Stati Uniti, sugli “amici” e sulla pace



Molti applausi, ma anche sorrisi a denti stretti e un retrogusto di amaro. Perché ieri sera, davanti alla loggia del municipio, Claudia Contin Arlecchino, nell’ambito della rassegna della Scuola sperimentale dell’attore, ha rubato la scena al sindaco di Pordenone e non ha risparmiato giudizi taglienti. Sulla graticola l’ex sindaco Bolzonello, il teatro Verdi e il suo presidente e, più in generale, il mondo della cultura pordenonese.

La maschera non ha solo intervistato il sindaco, ma si è anche fatta intervistare. E con la schiettezza che le è propria, ha gelato la calda serata di fine estate. «Sono abituato a rompere le noci a tutti da più di vent’anni» ha detto e così prima di ogni domanda sia lui che il sindaco hanno rotto una noce con il martelletto. Il copione prevedeva tre domande a testa. «Tra tutti i politici che hai conosciuto, chi ha indossato meglio di te la maschera?» lo ha messo subito all’angolo Ciriani. Domanda spinosa a cui Arlecchino non si è sottratto: «Sono ancora in concorrenza con Bolzonello – ha detto in dialetto pordenonese –. Mai colto nella sua vera identità, è molto bravo ad avere più facce. Anche gli altri, però, non sono male».

Arlecchino ha provato a rilanciare: «A Pordenone dicono a gran voce che nel campo della cultura fai lavorare solo i tuoi amici. È vero? Io sono tuo amico, ma non farmi lavorare perché non mi piace». Il sindaco ha puntualizzato che semmai ha aperto il mondo culturale mantenendo la base che ha trovato e dando spazio a chi prima non ne aveva: «A chi entra nel mio ufficio non viene chiesta l’ appartenenza politica, semmai un progetto».

Seconda domanda di Ciriani: «Visto che c’è chi parla di decadentismo a Pordenone, si stava meglio prima o ora?». Arlecchino, «furlan e residente dal 2007 a Pordenone», non ha usato giri di parole. «Sto benissimo a Pordenone perché non lavoro qua. Quando torno qui rinuncio a fare l’artista, vengo solo a dormire. Ho risolto così i miei problemi». Perché si chiede qualcuno tra il pubblico? Arlecchino lo ha chiarito, almeno in parte, nell’ultimo quesito del sindaco: «Dai un’identità, tra personaggi di Pordenone, alle maschere di Brighella, Pantalone e Balanzone». E se Brighella è l’amico fraterno e regista Ferruccio Merisi, per Pantalone «vedrei bene la direzione del Verdi. Anzi no la presidenza (Ndr Giovanni Lessio), la direzione è Colombina, ma anche lei è complice di Pantalone!». Balanzone? «Lui parla, parla... Mi viene in mente l’ex assessore alla cultura (ndr Claudio Cattaruzza)».

In confronto le risposte di Ciriani su rapporti con la Russia («culla di cultura») e gli Stati Uniti («amici a cui siamo legati per la debolezza dell’Europa») e su una ipotetica festa della pace («mi piacerebbe ma non come la marcia di Assisi o quella dei Beati costruttori che, dietro la patina, sono politiche») sembrano più che mai moderate. Prima del brindisi finale, Arlecchino ha ammesso: «Mi sa che questa sera mi sono fatto qualche nemico...». —





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