Ancora disperso l’escursionista goriziano

Il 36enne Matteo Mazzoni non dà notizie da domenica sera Impiegati l’elicottero della Protezione civile e unità cinofile
Riprenderanno questa mattina alle 6, in un raggio che è stato circoscritto in 5 chilometri, le ricerche dell'ingegnere goriziano Matteo Mazzoni di 36 anni, che non da più notizie da poco dopo le ore 20 di domenica, quando è riuscito a comunicare la richiesta di aiuto al 113 dicendo d'essere in difficoltà al di sopra di un salto di roccia in una zona dominante la Val Resia. Una segnalazione, purtroppo, incompleta perchè la comunicazione con il telefonino è stata di breve durata e che non ha potuto indirizzare i soccorritori costretti a ispezionare vaste aree. Ieri, l'ha fatta da protagonista anche la pioggia che ha imperversato per lunghi periodi della giornata, ma le squadre dei Soccorsi alpini delle stazioni del Cnsas di Moggio - Pontebba e Cave del Predil, del Soccorso alpino della Guardia di Finanza di Sella Nevea e Tolmezzo, dei Carabinieri di Tolmezzo e gli uomini della stazione Forestale regionale di Resia, hanno battuto, comunque, incessantemente il territorio concentrandosi nella zona dove parte l'Alta Via di Resia che conduce sull'altopiano del Canin e al rifugio Gilberti, ossia su quel itinerario che si ha motivo di pensare sia stato percorso da Matteo Mazzoni domenica. Infatti, anche se nei rifugi e bivacchi lungo il percorso non si è trovata la sua firma, diverse persone che è stato possibile contattare risalendo a loro proprio dalla firma lasciata nei passaggi, hanno confermato di avere notato l'escursionista con il cane. Stando alla telefonata, si ipotizza poi, che possa essersi trovato in difficoltà in una zona molto impervia, tant'è che i valligiani l'hanno battezzata "Inferno". E' una parte di montagna caratterizzata da salti di roccia e ripidi prati percorsi da tracce di sentieri utilizzati dai cacciatori. E se non basta, è anche il carsismo una caratteristica del terreno con forre e buchi molto profondi e alle volte celati dalla vegetazione, come ricordano i resiani. E anche per questo sono state impiegate anche unità cinofile e pure ieri, il territorio è stato sorvolato dall'elicottero della Protezione civile che ha operato con insistenza (tranne il periodo in cui ha soccorso i due escursionisti fiorentini salvati nel Rio Simon a Chiusaforte, ne riferiamo a parte), appena la nebbia che disturbava in quota si diradava e ha cessato in sorvoli solamente con l'arrivo del buio. Ieri sera verso le 19 c'era stata una ventata di ottimismo perché qualcuno aveva sentito un cane abbaiare, ma le immediate verifiche su quel sentiero non hanno avuto esito. Per cui le ricerche dell'ingegnere Mazzoni riprenderanno questa mattina. Da questa mattina, dunque, tutta Gorizia torna a sperare che con la ripresa delle ricerche possano esserci ancora concrete possibilità di ritrovare in vita il 36enne escursionista. Nell’auspicio che non sia troppo tardi. E’ ancora viva l’impressione, infatti, per la disavventura di un altro escursionista goriziano che purtroppo, in quel caso, aveva avuto l’esito più temuto: la tragica fine del 43enne Giancarlo Bini, il musicista e professore di canto goriziano ex direttore del coro “Seghizzi” che ha perso la vita sabato 28 giugno precipitando nel vuoto durante una scalata. Stava scalando il costone roccioso che sovrasta il golfo di Cornino in provincia di Trapani sotto gli occhi del compagno di scalata e amico Vito Di Stefano. Erano impegnati nella scalata di un costone del Monte Cofano, un’arrampicata a mani nude, quando a un tratto si era verificato un imprevisto e il 43enne goriziano così come il compagno di scalata erano precipitati nel vuoto, in una zona impervia. Miracolosamente Di Stefano è riuscito a limitare i danni derivanti dalla caduta e con il telefonino era stato in grado di chiamare i soccorsi: speriamo che anche per Matteo possa ripetersi quel miracolo. Per Bini, invece, non c’era stato purtroppo nulla da fare: era precipitato per parecchi metri cadendo ai piedi della parete rocciosa, morendo sul colpo. Ad avvistare il corpo era stato l’elicottero della protezione civile che aveva individuato anche Di Stefano. Un'altra tragedia della montagna aveva visto vittima un’escursionista goriziano nel luglio del 2004: Maurizio Rosini, 59enne residente a Mossa, era rimasto ucciso durante un’escursione sul versante sloveno del Monte Nero. Speriamo che per Mazzoni possa ripetersi ciò che era accaduto nel giugno del 2006 a quattro escursionisti isontini (la famiglia Lipovscek di San Lorenzo composta da padre, madre e un figlio 12enne, in compagnia di un amico ventunenne di quest’ultimo residente a Gradisca), i quali dopo aver raggiunto la vetta del monte Borgà, in comune di Erto e Casso, per ammirare la famosa zona dei “Libri di San Daniele” avevano sbagliato sentiero e si erano persi finendo in un’area impervia e assai pericolosa. I quattro avevano vagato per le montagne per 36 ore, passando anche la notte all’addiaccio, finché il capofamiglia era riuscito a chiamare i soccorsi ed erano stati tutti tratti in salvo.

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