Ancora crisi alla Sirti: la proprietà punta a tagliare venti posti

A meno di un anno dalla firma dell’accordo che aveva dato il via libera all’attivazione del contratto di solidarietà, i lavoratori di Sirti, grande impresa attiva nel settore delle telecomunicazioni e installazioni telefoniche, si ritrovano punto e accapo. L’azienda ha infatti aperto una procedura di licenziamento collettivo per 764 persone a livello nazionale, un numero di esuberi appena inferiore a quello scongiurato a maggio dell’anno scorso con l’accordo sottoscritto al Mise per evitare a 833 persone, 20 delle quali in forze al cantiere di Basiliano, la perdita del posto di lavoro.
L’intesa prevedeva fino a 197 uscite incentivate per l’accompagnamento alla pensione, la riconversione di una parte di lavoratori in diverse “business unit” del gruppo, nonché l’applicazione della Solidarietà per 2.507 lavoratori sui 2.720 della divisione telecomunicazioni (Telco). Firmato al ministero dello Sviluppo economico, il piano abbracciava il triennio 2019-21, un periodo sufficientemente lungo, almeno nelle intenzioni, per consentire a Sirti di riorganizzare l’azienda e renderla più competitiva.
La speranza si è infranta contro un mercato in fortissima difficoltà, se non di vera e propria emergenza, che già un mese fa aveva spinto le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm a rivolgersi con urgenza al Mise chiedendo un incontro che però non ha ancora una data. «Chiediamo ancora una volta al ministro la convocazione urgente del tavolo – ha dichiarato alla luce della procedura Sirti il segretario generale di Fim, Ferdinando Uliano –: sono a rischio centinaia di posti di lavoro».
Quanti, in Fvg, si vedrà. Dagli 80 che erano, i lavoratori a libro paga del cantiere di Basiliano sono rimasti 66, dopo qualche prepensionamento e trasferimento. Se queste uscite saranno sufficienti a mettere lo stabilimento al riparo da tagli ulteriori è tutto da vedere. Sarà forse chiarito oggi nel corso del coordinamento con la direzione aziendale.
In attesa di capire quale sarà il prezzo da pagare alla nuova vertenza, i sindacalisti chiamano in causa la politica. «Il Governo deve alzare il livello dell’attenzione su un settore come quello dell’installazione degli impianti telefonici che è strategico per il Paese – afferma Fabiano Venuti, segretario di Fim Cisl Fvg –. Tutti abbiamo in tasca almeno uno smartphone, parliamo ormai di 5 e 6G, eppure il settore è preda di gare al ribasso, vive una situazione di cannibalismo competitivo che sta mandando fuori mercato aziende come Sirti che si prepara a celebrare nel 2021 un secolo di attività». —
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