“Alza la testa” contro l’abuso infantile

Un baule nascosto, un clown ferito, il dialogo con un uomo e la verità - brutale - che ne scaturisce. Questo il flash di uno spettacolo (Quand’è che si diventa grandi?) nato tre anni fa, costruito sulla storia di Tapani Mononen, attore e regista finlandese che dopo tante sofferenze ha trovato nel teatro una sorta di liberazione, e che verrà rappresentato giovedì 23 maggio nell’auditorium di Remanzacco. Parla di abusi infantili intrafamiliari, di violenze su bambini e ragazzi. Un argomento così delicato e ombroso da non essere quasi mai sfiorato, né a livello istituzionale, né associativo. Almeno in Italia. È per questo che “Genitori in cammino”, un sodalizio udinese di promozione sociale e solidarietà familiare, nato nel 2012 per volontà di alcune professioniste (psicologhe, counselor, insegnanti), ha promosso il progetto Alza la testa non è mai troppo tardi per informare e sensibilizzare su questo fenomeno attraverso serate divulgative, convegni e spettacoli.
Il progetto è stato presentato ieri nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Belgrado dalla dottoressa Augusta Pitton e dall’attore Tapani Mononen. «Dell’incesto nessuno parla – dice la psicologa Pitton, presidente di “Genitori in cammino” - perché fino a poco tempo fa era considerato un problema di ordine morale. Ma purtroppo è ancora un tabù e le istituzioni lo ignorano, tanto che abbiamo ricevuto un interessamento solo da parte della deputata Serena Pellegrino».
Non ci sono dati certi perché la maggior parte di chi subisce gli abusi li tace, quindi si può solo procedere a stime. Ma anche quelle vacillano, perché in Italia viene sistematicamente ignorata la portata del problema (l’anno scorso la questura di Udine ha registrato solo 4 denunce) e non ci sono nemmeno associazioni di cittadini che affrontino la questione. «In Francia opera da 12 anni un’organizzazione - spiega la Pitton - che si è ramificata in tutti i paesi francofoni ed è riuscita a ottenere qualche miglioramento nelle leggi e a fare una stima che si aggira intorno ai 4 milioni di abusi nella sola Francia. In Italia non c’è alcuna realtà associativa e noi vorremmo imprimere lo stimolo giusto per crearla». Per dar corpo al progetto occorreranno diversi step, ma sarà fondamentale la pazienza, perché uno dei problemi principali è che ci subisce abusi intrafamiliari si porta dentro ferite irrisolte che sfociano spesso in silenzi difficili da scardinare. Oltre a informare e sensibilizzare, l’idea mira a promuovere gruppi di ascolto e di parola per tutte le persone che hanno subìto l’abuso ma anche per i loro familiari, amici e per tutti coloro che sentono il bisogno di superare il silenzio del danno.
Anna Dazzan
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