Altan disegna Adriano Celentano nel libro-cd “Un bimbo sul leone”
Il disegnatore friulano parla della sua strenna natalizia realizzata in coppia con il “molleggiato”

UDINE.
È noto. Francesco Tullio Altan è persona gentile e cortese e non ama perdersi in chiacchiere inutili. Apprezziamo la componente rara nell’era della parola selvaggia, che spesso serve soltanto a riempire dei vuoti. La notizia compare su Internet: Altan illustra una canzone di Celentano. Ben conoscendo la levatura di entrambi - il cantante italiano, così come Mina è la cantante italiana - e il fumettista di livello internazionale a noi più caro, in quanto pur battendo bandiera trevigiana (nasce nel 1942 in Veneto) è friulano d’adozione, avendo scelto Aquileia quale buen retiro, la cosa ci intriga non poco.
A questo punto della storia ci immaginiamo un incontro fra il molleggiato e Altan. Logica vuole. Un personaggio noto che padroneggia da dio la matita - avendo creato da un foglio bianco Cipputi, la Pimpa, Kika e Kamillo Kromo, nonché vignettista pungente de La Repubblica - ascolta
Un bimbo sul leone
, sound anni sessanta di Adriano, inserito in varie raccolte diciamo contemporanee, e decide di consegnare al testo («Solo me ne sto alla finestra oggi è un giorno in bianco e nero, pioverà! Cerco malinconico nel tempo qualche sogno che ho fatto già... anni fa! Il gelo ha disegnato sopra i vetri fiori blu e c'è una nuvoletta che discende di lassù..») le sue immagini. Be’, sinergia intrigante.
«Non saprei - ci smonta un po’ Altan alla domanda “com’è ’sto Celentano”? - mai visto. Gli accordi sono stati presi dalla mia casa editrice Gallucci direttamente con chi, legato a Celentano, si occupa di queste faccende diciamo burocratiche, diritti e compagnia bella. E così si evitano viaggi, discussioni. Fra professionisti è il modo migliore per trattare. C’è fiducia e stima reciproca».
- Questo ci spiazza, Altan. Speravamo in un faccia a faccia fra la storia del fumetto e quella della musica.
«Spiace deludervi, ma così è andata. In queste situazioni non è necessario guardarsi negli occhi, basta affidarsi alle persone giuste e la sinergia è fatta».
- Lei, comunque, non è alla prima avventura con la canzone?
«Ne ho pubblicati parecchi di libri illustrati ispirati alla musica. Se desidera ne cito qualcuno».
- Ben volentieri
«
La tartaruga
di Bruno Lauzi,
Ci vuole un fiore
, di Sergio Endrigo,
La papera, la pulce e l’orologio
, di Vinicius De Moraes,
Nella vecchia fattoria
del Quartetto Cetra. Ah, anche una di Jovanotti,
Per te
. E tante altre».
- Quando disegna o scrive, lo fa nel silenzio o si fa accompagnare da una colonna sonora?
«Dipende dalle situazioni. Comunque, di solito, ascolto jazz. Scelgo un sound che non interferisca con i pensieri. E il jazz è perfetto».
- Nel senso che scivola via in modo neutrale?
«Cerco, ecco, di evitare le parole. Quelle spesso disturbano se il soggetto, ovviamente, non è ispirato al testo, come in questo caso».
- A parte la folgorazione di Un bimbo sul leone, Celentano le piace?
«Molto, soprattutto il primo Celentano. Allora si scriveva cercando di lasciare tracce indelebili nel futuro. Oggi, molto meno».
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