Allarme “Centazzo”, è allo sfascio

UDINE. Un campo di calcio «più simile a un campo di patate», acqua a temperatura elevata che sgorga dai rubinetti dei bagni degli spogliatoi e un impianto di illuminazione a mezzo servizio, «che mette a serio rischio il regolare svolgimento delle partite».
Siamo nel quartiere sud di Udine, campo sportivo “Giacomo Centazzo” di via della Roggia, da quarant’anni la “casa” dei Rangers, squadra che milita nel girone B di seconda categoria e vanta un vivaio di oltre 180 baby calciatori.
Una casa che da circa un anno ha un nuovo padrone, il Comune di Udine, «che – denunciano i dirigenti della società rossonera – non garantisce la presenza necessaria per gestire questo tipo di impianto». «Il terreno di gioco – spiega il responsabile del settore giovanile, Alessandro Petriccione – è in condizioni pessime. L’erba nella fascia centrale del campo non c’è più.
Una torre di illuminazione non funziona e gli arbitri degli amatori si lamentano. Ma quel che è peggio è l’acqua caldissima che sgorga dai rubinetti degli spogliatoi impedendo ai bambini dai 5 agli 8 anni di fare la doccia. In questo caso non essendo noi i gestori non abbiamo le chiavi dell’impianto termodinamico e non possiamo direttamente intervenire».
«La situazione – aggiunge il presidente Mauro Marrandino – è diventata insostenibile. Il contratto di gestione per noi è diventato vitale. Stiamo solo spendendo soldi per andare avanti. Siamo in seria difficoltà e rischiamo di chiudere».
Per capire meglio la vicenda bisogna fare un passo indietro. Perché tutto verte sulla gestione dell’impianto e su un bando di gara fermo ormai da un anno.
A raccontare la storia è lo stesso patròn dei Rangers. «Fino al 31 dicembre 1983 – spiega – tutti gli impianti sportivi di calcio di Udine venivano gestiti dal Comune. Fu l’allora sindaco Candolini, a seguito delle lamentele delle società, a creare le convenzioni. Il controllo passò alle società che avevano l’onere della manutenzione ordinaria degli impianti in cambio di un contributo in denaro alla presentazione delle fatture».
La convenzione dura fino al 2009, quando la Corte dei Conti decide di imporre i bandi di gara. Il nuovo regolamento stabilisce, rispetto a prima, per le società anche il pagamento delle bollette sempre dietro un corrispettivo del Comune. Il primo contratto di gestione per i Rangers è triennale, dal 2010 al 2012, con proroga fino al 2014. Si arriva così a giugno dello scorso anno.
Scaduta la proroga, l’amministrazione fa partire un nuovo bando di gara «riducendo però il contributo a tutte le società del 25 per cento. Noi – precisa Marrandino – accettiamo lo stesso, ma il bando viene invalidato per un errore burocratico».
Nel frattempo si costituisce il “Comitato delle società dilettantistiche udinesi” «con l’obiettivo – spiega il presidente – di aprire un tavolo di trattative con l’amministrazione per alzare il tetto del contributo da parte del Comune». In attesa della conclusione delle trattative i Rangers non partecipano al bando di gara di novembre. Una scelta che diventa fatale.
«Ho scritto una lettera al sindaco dove spiegavamo le nostre ragioni – racconta Marrandino –. Risultato? Dopo cinque giorni sono stato convocato sul campo. E dopo un sopralluogo e un verbale ci hanno prelevato l’impianto che è passato così al Comune. Noi a oggi siamo ospiti della nostra casa».
«Tutti i servizi dal taglio dell’erba, alla regolazione dell’acqua, all’impianto luci – puntualizza Petriccione – sono di gestione del Comune. A settembre, quando abbiamo iniziato l’attività ufficiale, l’erba era alta 25 centimetri». «Senza gestione e senza contributo – concludono i dirigenti – è dura andare avanti. Rischiamo da un giorno all’altro di negare il diritto allo sport a tanti bambini. E non sappiamo quando ci sarà il nuovo bandi di gara».
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