Alessandro De Marchi in lutto «La bicicletta per lui era tutto»

E’ rimasto senza parole. Attonito. Perché Andrea era uno dei suoi ragazzi. Sì, perché Alessandro De Marchi, ora un professionista di valore, considera il Team Friuli parte della sua famiglia. Li si è fatto conoscere tra gli Under 23, con quella maglia ha coronato il sogno di diventare pro. La stessa maglia di Andrea, che cullava lo stesso sogno. «Mi ha chiamato Andrea Fusaz, uno dei direttori sportivi della squadra, l’altra sera alle 23 – ha spiegato De Marchi –. Era sconvolto, mi ha raccontato quello che era successo. Non si dava pace». E subito quel nome e quel cognome per De Marchi sono diventati un volto che ben conosceva.
E un ricordo su tutti. «L’anno scorso sono andato con il gruppo del Team Friuli a provare il percorso della gara di San Daniele, quella degli Under 23 che si corre a inizio ottobre e che prevede diverse scalate al muro di Ragogna. Andrea era al primo anno tra gli Under 23, io magari in un periodo di stanca della stagione, ma mi staccò di brutto in salita. Rimasi colpito dalla sua forza. Era uno su cui il team puntava forte. Non pensate però che facesse mille domande sul mondo dei professionisti. Era taciturno, educato, stava sulle sue. Guardava e imparava. E pedalava forte. Ma, soprattutto, aveva una grande passione. Del resto la sua è una famiglia in cui il ciclismo è di casa, la pizzeria di famiglia e, davanti a quella che era la sede della Liquigas, poi Cannondale, quella che per due anni è stata la mia squadra. E suo zio Massimo era il cuoco di quella squadra e ora lavora alla Bmc, il mio nuovo team». De Marchi l’ha chiamato, ha cercato di confortarlo e gli ha chiesto di estendere le condoglianze anche ai familiari di Andrea. Uno che quando vedeva al Tour le fughe fiume del “rosso di Buja” certamente chiudeva gli occhi e s’immaginava al suo posto sospinto fa due ali di folla sulla sua bici. «Non si riesce a capire cosa possa essergli accaduto – chiude uno degli azzurri di Cassani –. Tutti i controlli medici rigorosi a cui, come i compagni, periodicamente era sottoposto erano perfetti. Una cosa è certa: il Team Friuli è una grande famiglia e d’ora in avanti i compagni di Andrea avranno una spinta per pedalare ancora più forte e vincere anche per lui».
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