Alba di fuoco: incendio devasta il magazzino della Santarossa

Bruciati mobili per 200 mila euro. Indagine sulle cause, ma non si esclude la pista dolosa. Area sotto sequestro

PRATA. Una colonna di fuoco e fumo nero ha infiammato l’orizzonte a Villanova di Prata, poco dopo l’alba ieri, sopra il mobilificio della ex Santarossa components, in via della Chiesa. Nel magazzino della storica azienda del mobile, dichiarata fallita il 3 maggio scorso, si è sprigionato un vasto rogo, che si è propagato rapidamente nel capannone dove erano depositati i mobili finiti.

Il tempestivo intervento dei vigili del fuoco, arrivati con 45 uomini, 16 squadre, 17 mezzi, e le opere antincendio realizzate nello stabilimento, come le porte tagliafuoco, hanno consentito di contenere il rogo nel magazzino, senza che lambisse le strutture adiacente.

I danni, però, sono ugualmente ingenti. Il materiale stoccato nel deposito, stimato in 200 mila euro e coperto da assicurazione, è stato ridotto in cenere. Raso al suolo anche dall’incendio anche il magazzino, le cui pareti e il tetto si sono sgretolati e il pavimento in cemento è esploso nella furia del rogo.

È stata la guardia giurata del Corpo vigili notturni a lanciare l’allarme al 112. Aveva appena concluso il quarto giro di controllo della struttura, senza riscontrare alcun segnale sospetto, quando una delle centraline antincendio ha iniziato a suonare, intorno alle 5.30, poco prima dell’apertura dei cancelli dello stabilimento.

Subito la vigilante è corsa verso il punto indicato dalla sirena, molto distante dalla portineria, per verificare se si trattasse o meno di un falso allarme. Quando ha aperto la prima porta tagliafuoco, ha notato il fumo e le fiamme uscire dalla fessura della seconda porta di contenimento e così ha mobilitato le forze dell’ordine.

Le sirene dei vigili del fuoco hanno risuonato in via della Chiesa una dopo l’altra: squadre provenienti dalle sedi di Pordenone, Maniago, San Vito al Tagliamento, Motta di Livenza, Conegliano, Portogruaro, la chilolitrica da Udine e dalla base militare di Aviano, le autoscale di Pordenone e Treviso.

Con gli autoprotettori calati sul viso, i pompieri hanno ridotto la portata del rogo in poco tempo ma poi le operazioni di spegnimento si sono protratte per due ore e la messa in sicurezza dell’area ha impiegato altrettanto tempo.

Restavano ieri pomeriggio ancora alcuni focolai da domare, sopravvissuti perché il tetto dell’edificio è crollato sopra le braci, covandole.

I carabinieri della stazione di Prata e dell’aliquota radiomobile di Sacile, accorsi alle prime luci dell’alba, hanno posto sotto sequestro il magazzino, su disposizione del pm Marco Brusegan.

Sotto la supervisione del maggioreMichele Grigoletto i militari dell’Arma hanno raccolto le testimonianze e di concerto con il Nucleo investigativo antincendio territoriale dei vigili del fuoco hanno intrapreso le indagini sulle cause del rogo. Gli inquirenti non escludono la matrice dolosa: tutte le piste sono aperte.

Il Niat dei vigili del fuoco ha effettuato una serie di analisi all’interno del capannone. Non è stato scoperto il punto di innesco nel magazzino e non sono stati raccolti al momento reperti. Il magazzino, affidato al curatore fallimentare, era regolarmente utilizzato.

Non è stato possibile capire se si sia verificato un corto circuito perché anche tutti i cavi e componenti elettrici sono stati sciolti dal rogo.

I fumi dell’incendio, secondo le simulazioni matematiche dell’Arpa, si sono innalzati oltre 600 metri d’altezza e le ceneri potrebbero essere ricadute nella pianura a sud di Pordenone, interessando solo marginalmente il Veneto. I tecnici dell’Arpa hanno effettuato un accurato sopralluogo nella zona in prossimità dell’incendio con una squadra di specialisti per definire anche ulteriori campionamenti e analisi.


 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto