“Al Ponte” cambia gestione: è una vittima della strada chiusa

Fiumicello: la famiglia Ronchese, dopo 58 anni, costretta a cedere il locale. A casa i 9 dipendenti. Il sindaco attacca la Provincia di Gorizia: gestita male la chiusura della strada sul canale Cucchini
Bonaventura Monfalcone-23.02.2016 Chiusura ristorante Al Ponte-Fiumicello-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-23.02.2016 Chiusura ristorante Al Ponte-Fiumicello-foto di Katia Bonaventura

FIUMICELLO. Scintille tra il Comune di Fiumicello e la Provincia di Gorizia. Dopo 58 anni, la famiglia Ronchese, a causa della prolungata chiusura del ponte sul canale Cucchini, che dalla provinciale Grado-Monfalcone porta a Fiumicello, è stata costretta a cedere l’attività a una società, che da ora in avanti gestirà il locale.

Barbara Ronchese, a partire dal mese di marzo, da titolare diventerà dipendente. Tutti a casa i 9 collaboratori che, fino a poco tempo fa, avevano fatto parte della squadra.

Al Ponte resterà un ristorante ma gestito da altri titolari. Comprensibile l’amarezza dell’ormai ex proprietaria. Il sindaco, Ennio Scridel, è arrabbiato. Non ha gradito il modo in cui è stato gestito il problema da parte della Provincia di Gorizia. «Sono avvilito – le parole del primo cittadino –. Mi sento sconfitto.

Questa vicenda rappresenta il peggio che la politica possa fare in quanto mi sono visto inerme di fronte a un processo decisionale che ha comportato enormi problematiche a dieci famiglie del territorio: la famiglia Ronchese e le famiglie dei nove dipendenti che hanno perso il lavoro. Peraltro, il Comune di Fiumicello non ha visionato il progetto definitivo dell’opera, siamo all’oscuro di tutto».

Barbara Ronchese si sfoga: «Siamo stati salvati da una società che gestirà il ristorante. Se aspettavo la Provincia di Gorizia sarei rimasta sulla strada. Per fortuna i nuovi gestori manterranno il livello di ristorazione che, in tanti anni, siamo sempre riusciti a garantire ma resta l’amarezza.

Ormai non avevo più finanze per sostenere i ritmi di prima. Certo, per fortuna lavorerò ancora nel campo della ristorazione ma il locale non sarà più gestito dalla mia famiglia e dopo 58 anni dispiace. Sapere che il 5 marzo il ponte sarà riaperto in pompa magna non mi interessa più. Possono vergognarsi. Non credo si rendano conto del danno che hanno procurato a tutte le attività della zona».

Ronchese è un fiume in piena. «Da troppo tempo ci manca l’incasso. Mi sono dovuta indebitare fino al collo per riuscire a pagare le spese e gli stipendi dei miei ex dipendenti. A un certo punto sono stata costretta a dire basta. Stiamo combattendo con questa situazione di estremo disagio dallo scorso mese di ottobre, sono 5 lunghissimi mesi.

Le cose sono andate sempre peggio. Nell’ultimo periodo siamo stati costretti ad aprire solo la domenica. Le conseguenze di questa prolungata chiusura sono state pesantissime. Ho incaricato un legale di chiedere i danni ma la giustizia italiana ha tempi lunghi. Nel frattempo non potevo certo restare a guardare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto