Aiuto a una candidata, primario nei guai

Coinvolto un medico del Santa Maria della Misericordia: avrebbe mostrato in anteprima il test di ingresso alla scuola di specializzazione della facoltà di medicina

UDINE. Il papà, lo zio, l’amico fanno una donazione alla Scuola di specializzazione di Medicina e per magia, la figlia, la nipote, l’amica entrano nella lista degli specializzandi, visto che il numero degli aventi diritto viene allungato ad hoc.

La procura di Padova, guidata dal procuratore Matteo Stuccilli, ha da qualche giorno iscritto 4 persone nel registro degli indagati per abuso d’ufficio in merito a due concorsi distinti per accessi alla scuola di Specializzazione di Medicina. In uno dei due casi figura una ditta di Catania che fa una donazione alla Scuola e contestualmente si verifica l’assunzione alla Scuola stessa, proprio di un catanese. Una fatalità?

Intanto ieri il giudice Cristina Cavaggion ha rinviato a giudizio - l’udienza è stata fissata il 10 febbraio prossimo - il professor Pier Camillo Parodi, 53 anni, residente a Pontremoli (Massa Carrara), direttore della Clinica di Chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva dell’Azienda ospedaliera universitaria Santa Maria della Misericordia di Udine, per abuso d’ufficio in concorso con la neo-dottoressa triestina Daria Almesberger, 30 anni.

Dalle indagini del pubblico ministero Sergio Dini, che coordina l’inchiesta, Parodi avrebbe fornito in anteprima al giovane medico le tracce della prova d’ammissione alla scuola di specializzazione in chirurgia plastica, estetica e ricostruttiva confederata con la paritetica di Padova.

Ieri l’avvocato difensore Rodolfo Bettiol ha presentato numerose eccezioni - anche in merito alla utilizzabilità delle intercettazioni telefoniche - durante l’udienza preliminare, ma il giudice le ha rigettate. Parodi era membro della commissione giudicatrice per l’anno accademico 2011-2012.

La giovane dottoressa, infatti, aspirava a diventare un bravo medico ma temeva di non riuscire ad agguantare nessuno fra i pochi posti disponibili per gli studenti più meritevoli e capaci.

Forte di una legge che consente di aumentare il numero degli specializzandi grazie a fondi erogati da enti come fondazioni o soggetti privati come imprese, Almesberger avrebbe garantito il finanziamento del posto in più che intendeva conquistare (si è piazzata settima) con i soldi versati dall’azienda di apparecchiature laser Sercotec srl, di cui il papà era amministratore e socio.

Un trucco che le sarebbe stato suggerito da Parodi filmato durante l’incontro con la studentessa in un bar di Udine concordato per mostrare le tracce del test d’ingresso: in pratica la neo-dottoressa si sarebbe “comprata” il posto nella scuola di specialità, almeno stando all’accusa. Le indagini sono state svolte dalla Finanza di Firenze e oltre alle intercettazioni telefoniche, pare molto esplicite.

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