Aiutavano gli imprenditori a evadere le tasse: 8 arresti e 26 indagati

Sequestrati patrimoni per milioni di euro, coinvolta Federitalia. Promettevano vitalizi e sparivano approfittando di disonesti e disperati

Ventisei indagati, otto destinatari di misura cautelare per associazione per delinquere, liquidità sotto sequestro per 7 milioni di euro, sigilli su 16 immobili, 2 siti internet, 7 società e ancora su 3 conti correnti e partecipazioni societarie di 41 persone giuridiche.

Sono i numeri dell'operazione "Parola d'ordine" della Guardia di finanza di Parma, che, dopo due anni di indagine ha portato, fra sabato e domenica, all'esecuzione degli arresti, dei sequestri patrimoniali e delle perquisizioni in 14 città: Parma, Arezzo, Pordenone, Trieste, Savona, Padova, Verona, Milano, Pistoia, Ravenna, Reggio Emilia, Salerno, Chieti e Ferrara.

Nel mirino della finanza Federitalia associazione antiusura, la cui sede a Parma e il sito internet sono stati posti sotto sequestro.Fra gli arrestati ci sono anche Tom Vigini, 41 anni, residente a Muggia e Sante Scian, 59 anni, consulente dell'associazione, residente a Cordenons, citato in articoli sulla stampa nazionale come un esperto del settore, al quale il sodalizio di Parma affidava la redazione di perizie. Scian è stato condotto in carcere sabato dalla Guardia di finanza di Pordenone.

Occultavano patrimoni all'estero, coinvolti il cordenonese e la presidentessa che volevano chiudere Equitalia

La Procura contesta a nove indagati, fra i quali Scian e Vigini, l'associazione per delinquere finalizzata alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e alla mancata esecuzione dolosa dei provvedimenti del giudice, con l'aggravante di aver operato in Italia e all'estero (in Slovenia, Croazia e in Senegal).

In sostanza l'associazione avrebbe offerto, secondo gli inquirenti, "servizi" a persone fisiche e giuridiche con debiti nei confronti dell'Erario per impedire o ostacolare le procedure esecutive avviate da enti pubblici (tribunali o enti di riscossione come Equitalia) nei confronti dei patrimoni personali o aziendali dei debitori.

Le Fiamme gialle ritengono che i nove indagati, servendosi di società di diritto italiano ed estero e, a partire dall'8 marzo 2012 utilizzando come schermo l'associazione senza scopo di lucro Federitalia, abbiano occultato patrimoni immobiliari e mobiliari di soggetti al Fisco attraverso numerose modalità. Una delle modalità sarebbe consistita, secondo gli inquirenti, nel presentare ripetute denunce per usura o estorsione davanti a più Procure d'Italia, attivando così il procedimento per la sospensione delle procedure esecutive.

La Finanza ritiene che attraverso quello che viene definito dagli inquirenti un «consorzio criminale» i soggetti privati debitori (ma con ampie disponibilità patrimoniali) avrebbero stiuplato numerosi negozi simulati o addirittura fraudolenti come trust, cessioni di quote del capitale sociale o affitto di rami d'azienda. In tal modo i debitori si sarebbero fittizziamente spogliati dei loro averi e pertanto i loro patrimoni non sarebbero stati più aggredibili dai creditori.

Nel corso dell'indagine la Guardia di finanza di Parma ha individuato ben 49 trust, riscontrato 71 cessioni di quote societarie, 12 affitti immobiliari e 3 cessioni di rami d'azienda, a fronte di debiti tributari non pagati per milioni di euro. Nel fondo del trust l'organizzazione, secondo la Finanza, avrebbe fatto confluire la piena proprietà o i diritti di usufrutto sui beni immobili aggredibili dai creditori.

Le cessioni di quote del capitale sociale o gli affitti di rami d'azienda, peraltro a canone agevolato, sarebbero state fatte a favore di un soggetto di diritto estero costituito ad hoc.A Federitalia, però, si sono rivolti sia imprenditori che non volevano più pagare Iva e imposte sui redditi, ma anche imprenditori in buona fede.

Secondo gli inquirenti il sistema di frode, sui generis, avrebbe approfittato della debolezza psicologica di alcuni imprenditori in difficoltà economiche al fine di incassare laute parcelle per l'avvio della procedura salva-patrimoni ma anche le loro risorse economiche.

Un'imprenditrice ha dichiarato ai finanzieri di essere stata persuasa a versare 300 mila euro su conti intestati a una società senegalese (legalmente rappresentata dai principali indagati) perché le era stata prospettata una restituzione sotto forma di vitalizio mensile non tracciabile.Ma secondo la Finanza l'associazione antiusura di Parma ha favorito anche soggetti con ingenti disponibilità finanziarie e patrimoniali che non volegano più restituire i prestiti o pagare le imposte a loro carico. È il caso di un'azienda che produce pavimenti in legno: non aveva versato l'Iva per 60 mila euro, pur avendo un patrimonio aziendale di 240 mila euro.

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