Tredicenne aggredita, dopo pugni e calci la violenza continua sui social network
Minacce di ulteriori attacchi e messaggi di insulti. La famiglia: «Fatto gravissimo, la vita non è un gioco»

«La violenza continua. Uno stillicidio. Minacce di ulteriori aggressioni, peggiori della prima, condite da altri messaggi che viaggiano sui social. Commenti tra i quali “Ti sta bene” è uno di quelli più soft». Questa la situazione descritta e denunciata dalla famiglia della tredicenne che, sabato scorso, è stata accerchiata da alcune ragazze più grandi di lei e presa a calci e pugni nel parcheggio di un centro commerciale dell’hinterland udinese. Il tutto – stando ai primi elementi raccolti dai carabinieri, ma le indagini sono appena all’inizio – per gelosie legate a un ragazzo.
Nuove minacce sui social
La famiglia ora è determinata nel non far passare l’episodio, definito «gravissimo», come se fosse «una cosa normale, una ragazzata o un fatto isolato». Anche perché appunto, il problema è proprio relativo al fatto che, a quanto pare, le violenze – ora soprattutto psicologiche, dopo quelle fisiche – si stanno protraendo attraverso i social network. Così da rendere ancora più difficoltoso e doloroso un ritorno alla normalità per chi, come questa ragazzina che va ancora alle medie, si è già ritrovato a terra impotente ed è poi finita al pronto soccorso con più trami, in particolare al volto e alla schiena.
L’aggressione e le indagini
Il pestaggio è avvenuto mentre decine di altri giovanissimi riprendevano tutto con il telefonino, senza nemmeno pensare di interrompere quell’attacco impari, inasprito da insulti pesantissimi. A colpire la tredicenne sarebbero state – da quanto si può desumere dai primi filmati acquisiti dagli investigatori, ma anche su questo punto gli accertamenti volti a identificare i presenti e i responsabili dell’aggressione sono ancora in corso – almeno quattro ragazze: tre minorenni e anche una maggiorenne.
L’appello della famiglia
«La vita non è un gioco – dichiara il fratello della vittima – e in quei due minuti, che mia sorella si ricorderà per sempre, avrebbe potuto cadere male e battere la testa. A questo bisogna pensare». Poi il giovane si rivolge a chi è chiamato a chiarire l’accaduto e a individuare le responsabilità: «Spero che giustizia venga fatta. Se la nostra società non si indigna nemmeno di fronte a violenze inammissibili e ingiustificate ai danni di una ragazzina, se nulla si muove, se chi ha aggredito non viene chiamato a rispondere delle sue azioni in modo serio, allora queste cose continueranno a succedere. Non auguro a nessuno di trovarsi in quella situazione: in quattro contro uno e con circa una trentina di persone intorno che non fanno nulla. Un attacco, vigliacco e preparato, a una persona che non poteva reagire. Grazie a Dio, ad un certo punto, è passata una coppia che ha aiutato mia sorella e ha chiesto aiuto alla vigilanza del centro commerciale».
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