Aereo da turismo fuori pista:quattro contusi a Ronchi
Sono quattro imprenditori veneti i passeggeri dell’aero monomotore Cirrus, di fabbricazione austriaca, atterrato con una manovra di fortuna ieri sera in un campo di via Piave a Turriaco, vicino alla pista di atterraggio dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari, a poche decine di metri da un palo dell’alta tensione, passando sotto i cavi elettrici e fermandosi a poche centinaia di metri da una casa. I quattro hanno riportato solo lievi contusioni e qualche graffio.

RONCHI.
Sono quattro imprenditori veneti i passeggeri dell’aereo monomotore, Cirrus, di fabbricazione austriaca, atterrato con una manovra di fortuna ieri sera in un campo di via Piave a Turriaco, vicino alla pista dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari.
È stato davvero un destino fortunato quello dei quattro, due di Castelfranco Veneto, uno di Venezia e un altro di Quarto d’Altino: il piccolo aereo a quattro posti ha, infatti, toccato terra a poche decine di metri da un palo dell’alta tensione, passando sotto i cavi elettrici e fermandosi a poche centinaia di metri da una casa.
Sarebbe potuta essere una vera tragedia, ma fortunatamente i quattro hanno riportato solo lievi contusioni agli arti inferiori e superiori, lesioni al rachide cervicale e qualche graffio al volto. Claudio Pugliese 57enne (molto probabilmente il pilota) e Roberto Marcon 48enne sono stati medicati all’ospedale di Monfalcone, mentre Cesare Pertile e Franco Bianco (di cui non sono state fornite le età) sono stati ricoverati all’ospedale di Gorizia.
L’allarme è scattato al comando dei vigili del fuoco alle 19.20: un aereo in fase di atterraggio era finito in picchiata in un campo coltivato, vicino alla pista. Immediatamente i pompieri di Gorizia, Monfalcone e dell’aeroporto si sono recati sul posto, assieme alla polizia di Monfalcone e alla squadra mobile del capoluogo isontino, supportati da quattro autoambulanze, automedica, mezzi della protezione civile e da alcune pattuglie dei carabinieri. Giunti sul posto, i soccorsi hanno trovato il piccolo aereo in mezzo al fango del campo, con il muso ed entrambe le ali poggiate a terra. Tra i rami degli alberi vicini era imprigionato un enorme paracadute rosso, che fa parte del sistema frenante dell’aereo in caso di caduta in picchiata. I quattro erano coscienti, e due sono autonomamente usciti dal veivolo.
Saranno le indagini condotte dalla polizia, coordinata dal Pm Fabrizio Suriano, assieme agli enti dell’aviazione proposti, tra cui l’Ansv, agenzia nazionale sicurezza volo ad accertare l’esatta dinamica dell’incidente e a decidere come procedere. Sembra comunque, secondo quanto raccontato da uno dei quattro, che però non ha voluto indicare quale fosse il suo nome, che l’aereo, di proprietà della società a cui gli imprenditori appartengono, fosse partito ieri mattina da Padova diretto a Bari. Dal capoluogo pugliese è poi ripartito alle 17, diretto verso Vicenza, dove però a causa della nebbia l’aeroporto risultava chiuso.
È stato deciso quindi di atterrare a Ronchi dei Legionari, ma proprio mentre l’aereo, a manovra di atterraggio iniziata, stava per imboccare la pista, si sarebbe verificata un’avaria del motore, che si sarebbe spento in volo. «Il pilota è stato bravissimo – ha detto il passeggero –, ha compiuto una manovra da manuale, riuscendo ad avviare l’atterraggio di fortuna. Abbiamo toccato terra e dopo aver planato per 100 metri ci siamo fermati. Praticamente illesi. Un’esperienza terribile: credo che d’ora in poi farò molti più chilometri in macchina». Sul luogo dell’incidente verso le 20.30 è arrivato anche il sindaco di Turriaco, Alessandra Brumat, per informarsi dell’accaduto.
Ai margini del campo, due ragazzi seguono con occhi attento le scene dei rilievi. Sono Christian e Mauro Cari che, abitando a poche centinaia di metri dal luogo dell’atterraggio, sono stati i primi a capire cos’era successo. «Abbiamo sentito un fortissimo fruscio, un rumore strano. Siamo usciti e abbiamo visto l’aereo. Ci siamo avvicinati con l’automobile per vedere se potevamo aiutare qualcuno e abbiamo visto i passeggeri che per fortuna non si erano fatti troppo male. È stato uno di loro a spiegare che improvvisamente si era accesa una spia e che il motore si era spento in volo».
Cristina Visintini
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