"Addio Maestro", le parole di un lettore e un libraio: così rendiamo omaggio ad Andrea Camilleri

Abbiamo voluto ricordare il papà del commissario Montalbano con le parole di Michele Fontana, giornalista del Messaggero Veneto e lettore appassionato dei testi di Camilleri. E con l'intervento di Remo Andrea Politeo, libraio di Udine.

UDINE. Era amato da molti, moltissimi lettori. E anche il Friuli piange la scomparsa di Andrea Camilleri, morto a 93 anni, all'ospedale Santo Spirito di Roma dove era ricoverato dal 17 giugno, in seguito a un malore. Le sue condizioni di salute, già critiche, “sono precipitate nella notte compromettendo le funzioni vitali", informa il bollettino emesso dall'ospedale.

Abbiamo voluto ricordare il papà del commissario Montalbano con le parole di Michele Fontana, giornalista del Messaggero Veneto e lettore appassionato dei testi di Camilleri. E con l'intervento di Remo Andrea Politeo, libraio di Udine.

È morto Andrea Camilleri, il suo Montalbano girato anche in Friuli
Lo scrittore Andrea Camilleri ritratto nel suo appartamento a Roma durante la tradizionale composizione del presepe nel giorno dell' Immacolata Comcezione della Beata Vergine Maria.ANSA/LUCIANO DEL CASTILLO
  • Il lettore: "Maestro, grazie per le sue lezioni sui valori social" - Michele Fontana

Maestro, grazie. E non solo per Montalbano. Andrea Camilleri ci ha lasciato a 93 anni dopo aver regalato a milioni di lettori compagnia di qualità con i suoi racconti e i suoi personaggi, con il suo modo di essere e di comunicare. Nel caso del commissario più famoso della letteratura italiana, una narrazione diretta, fondata su un dialogo magistrale e sostenuta da quel personalissimo linguaggio da lui creato, e da alcuni criticato, misto di italiano e frammenti di siciliano.

Pagine che ci permettevano di isolarci nella lettura anche sulla spiaggia più gremita e chiassosa e di sentirci in mezzo a tanti, vivendo le stesse emozioni nella pace di casa. Tutti innamorati del suo mondo, il cui protagonista più noto, il commissario Salvo Montalbano, è capace di “bucare” oltre alla carta anche lo schermo (con il bravo Luca Zingaretti).

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Non un eroe, ma un riferimento “della vita accanto” al quale sentirsi più o meno vicini, con i suoi pregi e le sue debolezze, le sue certezze e le sue paure, comunque ricco come l’autore di valori sociali come le radicate idee di democrazia, uguaglianza e dignità, oggi non così scontate. Da poco il papà di Montalbano aveva fatto di nuovo centro con “Il cuoco dell’Alcyon”, l’ultima fatica, per settimane in testa alle classifiche di libri. Lo stesso scrittore aveva raccontato la curiosa genesi dell’opera, nata come soggetto di un film che non fu realizzato e che Camilleri trasformò in romanzo.

Un libro che «risente della sua radice cinematografica - aveva ammesso l’autore -, l’avevo spostato più sul piano dell’americanata». Lo stesso Camilleri ha ammesso di essere una “vittima di Montalbano: «Lo amo – aveva dichiarato in un’intervista – perchè mi ha portato tutto quello che mi ha portato, il successo, i soldi; ma lo odio perchè mentre sono impegnato in un romanzo-romanzo, come diceva Simenon, quindi un non poliziesco, questo farabutto compare e mi dice “vedi, ti sei messo nei guai, quanto sarebbe stato facile per te scrivere un nuovo Montalbano”. E allora io lo odio, perchè in realtà mi ricatta».

A tutti noi, tantissime “vittime” di Montalbano, rimane il fantastico mondo di Vigata e di Marinella, del commissariato dell’imbranato centralinista Catarella e del gagà Mimì Augello, il suo vice, dell’ispettore Fazio, il vero braccio destro, dell’autista troppo veloce Gallo e dell’agente “dalla pistola facile” Galluzzo. E ancora: il rapporto conflittuale e ironico con il medico legale Pasquano; quello con l’eterna fidanzata Livia che vive a Genova; la strana amicizia con la svedese Ingrid, che ogni tanto lo supporta nelle sue acute e atipiche indagini. Senza dimenticare la fedele Adelina, che gli prepara a casa succulente cene (è un godereccio), nonchè il fidato Enzo, nel cui locale pranza prima di concedersi la “passiata molo-molo” per digerire e pensare, “aiutato” da un granchio. Maestro, grazie.

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Andrea Camilleri a Pordenonelegge
  • Il libraio: "Identità ed empatia, nessuna distanza fra scrittore e lettore"- Remo Andrea Politeo

Identità ed empatia. Non sentire alcuna distanza tra lo scrittore, spesso percepito come “altro” e inavvicinabile, e il lettore, in un susseguirsi di pagine che hanno collezionato, uno dopo l’altro, i suoi successi.

Remo Andrea Politeo, alla libreria Moderna, ricorda così lo scrittore Andrea Camilleri, il “papà” di Montalbano. «L’affetto e il cordoglio dimostrati in queste ore sui social, nelle librerie, nelle conversazioni per strada, nei palinsesti della tivù addirittura era forse immaginabile, ma pur sempre sorprendente – commenta –. Faccio il libraio da vent’anni e in libreria per me c’è sempre stato un libro di Camilleri: da ricevere, esporre e proporre al pubblico. Ricordo che i primi anni, facendo le statistiche, scoprivamo che la nuova avventura con Montalbano vendeva sempre più della precedente: una cavalcata inarrestabile. E lo è ancora», continua il libraio. Camilleri però non è solo Montalbano, «che lo ha fatto conoscere al grande pubblico e ne ha decretato fama imperitura, ha scritto godibili e colti romanzi storici, ha fatto il regista, ha lavorato nella Rai dei magnifici anni Sessanta, ha scritto opere teatrali: era un artista vero e completo».

 

E ha avuto successo in un modo inatteso, prosegue Politeo, «in tempi particolari (in età matura, cioè) e contro tutti i pronostici: scriveva gialli quando in Italia ancora non era il genere dominante – e un po’ inflazionato – di oggi; era meridionale, quando ancora in tante parti del Paese le persone del Sud proprio ben viste non erano; e usava una lingua difficile, “imbastardita” o meglio arricchita di termini dialettali, certamente non banale».

«Non so quale sia il segreto di un così grande e duraturo successo, di certo è un successo popolare, arrivato dai lettori prima che dai critici (infatti non ha mai vinto i premi letterari più ambiti), sebbene agli stessi lettori non abbia, se così si può dire, mai lisciato il pelo o servito un prodotto preconfezionato – sono le sue parole –.

Camilleri è stato un uomo, un intellettuale (termine che non amava) con precise idee, politiche e non solo, di cui non ha mai fatto mistero, che non ha mai nascosto, evitando di prendere posizione come gli scrittori più famosi tendono a fare temendo di perdere parte del loro pubblico – continua –. Credo questo sia stato apprezzato anche da chi non la pensava come lui, non intaccando mai il carisma e il fascino da grande vecchio che la sua persona emanava. Ha avuto il merito di raccontare non una regione, la Sicilia, ma l’Italia intera e gli italiani, con le loro meschinità e difetti, ma anche negli aspetti più alti e nobili, e il pregio di saper parlare a tutti e farsi leggere in un Paese, il nostro, non avvezzo alla lettura. Fortunatamente – conclude – non ci mancherà, non potrà mancarci, perché i suoi romanzi rimarranno per sempre».

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