Addio al vecchio ponte sul Tagliamento: pronte due nuove e moderne impalcature

UDINE. Due viadotti al posto di uno, con la possibilità di far transitare agevolmente sull’autostrada carichi ben superiori rispetto a quelli attuali e molti dei mezzi pesanti e trasporti eccezionali che ora sono costretti ad attraversare i centri abitati.
Il ponte sul Tagliamento risalente al 1964, uno dei tanti manufatti presenti sulla rete di Autovie maggiormente sollecitato dal passaggio di auto e tir, verrà abbattuto a fine anno. A prendere il suo posto saranno due enormi impalcature affiancate lunghe un chilometro e mezzo. Sul vecchio cavalcavia si sono concentrate negli ultimi anni le attenzioni della concessionaria autostradale. Un’infrastruttura, questa, priva della terza corsia di emergenza e sottoposta a una pressione molto elevata a causa dei crescenti flussi di mezzi pesanti in transito.
I controlli accurati e frequenti hanno portato a una progressiva diminuzione dei limiti di quantità trasportabili proprio per garantire la sicurezza. Attualmente, infatti, possono transitare carichi non superiori a 56 tonnellate. Limiti che potranno venire superati con il doppio viadotto, un’opera di alta ingegneria. Già, perché a distanza di 50 anni, da quando venne costruito il ponte tuttora in uso, gli studi, i materiali di costruzione, ma anche gli stessi mezzi che attraversano l’autostrada sono cambiati. Ragion per cui, oltre alle ordinarie manutenzioni che non devono mai mancare, occorrono nuove opere. «Il ponte sul Tagliamento – spiega Enrico Razzini, direttore operativo di Autovie – ha assolto appieno la sua funzione. Parliamo di una delle strutture più vecchie sulla nostra rete e questa tipologia è stata superata. Con la costruzione della terza corsia abbiamo avviato un rinnovamento complessivo delle opere che tiene conto delle caratteristiche tecniche dei nuovi mezzi pesanti e del maggior traffico sull’intero asse».
Il doppio viadotto sarà formato da 38 enormi piloni ognuno dei quali sarà composto da otto pali del diametro di un metro e mezzo infissi nel terreno fino a 75 metri di profondità. Questi ultimi sono soggetti a specifiche prove di carico che durano 48 ore, la prima con un peso crescente che raggiunge le 320 tonnellate, la seconda addirittura le 800 tonnellate. Si tratta di parametri che simulano un carico molto superiore a quello previsto per ogni sezione del manufatto. E se tutta questa prevenzione non bastasse, Autovie sta studiando insieme all’Università di Trento «un programma – annuncia Razzini – in grado di monitorare nel tempo l’andamento delle tensioni sui cavi del viadotto».
Camion e auto, a inizio anno quindi, transiteranno nel ponte “ovest” in attesa che entro un anno venga completato anche quello “est”. Al termine dell’intera operazione il doppio viadotto sarà a tre corsie per senso di marcia, più una “stradella di servizio” per le emergenze, con la predisposizione per la costruzione di una quarta corsia. «A queste opere – spiega il progettista Gilberto Dreas che lavora per Tilaventium, il consorzio di imprese che sta costruendo la terza corsia nel lotto Alvisopoli – Gonars – si è giunti grazie all’evoluzione tecnologica che fa seguito alle campagne di monitoraggio sui ponti e sulle opere pubbliche che si sono susseguite in questi anni. La base dei materiali è sempre la stessa, ma le regole progettuali e i nuovi dispositivi ci permettono di controllare con maggior efficacia il grado di corrosione delle miscele, i loro effetti con lo sviluppo del calore o la comparsa di fessurazioni e consentono di intervenire in opere esistenti qualora ci siano degli inconvenienti con parziali sostituzioni senza stravolgere l’opera».
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