Addio al geologo Bruno Martinis

Fu il successore di Ardito Desio alla Bocconi e alla Sapienza. Aveva 93 anni

UDINE. Era un accademico dei Lincei, un geologo di fama internazionale e il successore di Ardito Desio all’università Bocconi di Milano e alla Sapienza di Roma. Ecco perchè non è esagerato affermare che, con la morte di Bruno Martinis, originario di Udine, dov’era nato nel 1920, se n’è andato anche un pezzo di storia.

A ripercorrere le tappe della sua lunga carriera è Adriano Degano, presidente del Fogolâr Furlan Roma, che lo ricorda come uno dei più alti esempi di emigrati friulani capaci di mietere successi anche fuori dalla propria terra. «Ha avuto una vita piuttosto movimentata - ci scrive Degano -, dopo quattro anni passati come alpino nell’Esercito. Geologo dell’Agip, svolse un’intensa attività nel campo petrolifero in Italia, indagando dalle Alpi Orientali alla Sicilia. Poi, quale dirigente della stessa società, spinse le sue ricerche all’estero in vari Paesi». Nel lungo elenco, si spazia dall’America latina all’Africa centro settentrionale e dal Medio all’Estremo Oriente.

«Poi - continua Degano - divenne professore ordinario, succedendo ad Ardito Desio alla cattedra di Geologia della Bocconi di Milano e quindi de La Sapienza di Roma. Quale direttore dell’Istituto di Geologia dell’università dì Milano, ebbe molti contatti con altre istituzioni, tra cui quelle tedesche, francesi e cinesi».

Un curriculum di tutto rispetto, che lo vide assumere la presidenza del Comitato di consulenza per le Scienze geologiche e minerarie del Consiglio nazionale delle ricerche e del Comitato geologico italiano del ministero Industria, e far parte della Commissione godetica italiana, del Cda dell’Osservatorio geofisico di Trieste e dell’Area di ricerche di Trieste, del Comitato tecnico della tecnomare di Venezia e del Comitato tecnico per gli idrocarburi e la geotermia del ministero Industria. Martinis era anche componente dell’Accademia di Udine di Scienze, Lettere e Arti e dell’Istituto veneto, nonché Accademico nazionale dei Lincei.

Di lui si ricordano anche le circa 300 pubblicazioni, di cui 24 volumi. L’ultimo, intitolato “Friuli, natura, geologia, storia, paesaggio e arte” e con prefazione di Carlo Sgorlon, era stato scritto a quattro mani proprio con Adriano Degano. Durante il terremoto del 1976, aiutò la popolazione e diresse un gruppo di ricercatori di varie università, per dare alla Regione una cartografia geologica e antisismica idonea alla ricostruzione. Nel 1996 il presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, lo insignì del premio “Giovanni da Udine - Presenza friulana a Roma e nel Lazio”. Lascia i figli Sandra, Silvia e Gianmarco e la moglie Fanny Veglianti.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto