Addio a Schiratti, sindaco della ricostruzione

Già titolare di un’officina meccanica, aveva 93 anni. Nel 1977 assunse la guida del Comune e subentrò a Girolamo Bandera

Maura Delle Case / majano

Aveva superato le 90 primavere, ma il suo sguardo era ancora lucido, gentile, desideroso di partecipare alla vita della sua famiglia e della comunità che si era trovato a guidare in uno dei momenti più difficili del secolo scorso. Majano piange l’ex sindaco Alessandro Schiratti, mancato all’età di 93 anni. Lascia i figli Carlo, Fabio e Mauro che gli renderanno l’estremo saluto oggi, stretti nell’abbraccio di tanti concittadini, alle 14 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Alla guida del Comune si era ritrovato catapultato nell’agosto del 1977, dopo l’arresto del sindaco Girolamo Bandera. In qualità di assessore anziano, non per età ma per numero di preferenze, Schiratti aveva assunto il ruolo di sindaco in uno dei momenti più difficili della ricostruzione post sisma. «Erano gli anni dei piani particolareggiati, in cui ogni persona aveva i suoi problemi, ma Alessandro, con calma proverbiale, trovava sempre una soluzione» ricorda Arrigo Lui, che in quegli anni era consigliere comunale e Schiratti lo conosceva sì in veste di amministratore, ma anche d’imprenditore. «Ho lavorato nella sua officina meccanica per ben 47 anni e non ricordo un solo diverbio». A lavorare aveva iniziato da giovanissimo Schiratti. Meccanico alle fornaci De Mezzo insieme al padre quando aveva appena 13 anni, poi emigrante in Svizzera, dove viene soprannominato “il signore del portafoglio” grazie a un portafoglio trovato in terra fuori da un bar, raccolto e restituito al proprietario. parla di lui il figlio Carlo: «Era un uomo positivo, ottimista, gentile. Una persona umile, raffinata ed elegante nel rapportarsi con gli altri». Negli anni del terremoto i figli lo ricordano sempre al lavoro. «Dopo pranzo e dopo cena, si cambiava e andava in Comune, per dedicarsi alla comunità, a costo di trascurare l’officina». Un altro lascito dell’ex sindaco (oggi a guidarla è il figlio Fabio) che l’ha frequentata fino allo scorso marzo, almeno qualche ora al giorno, con la scusa di un lavoretto o più probabilmente per il piacere di posare gli occhi su quel mix così caro di passato e presente.

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