Addio a monsignor Fabris, il fine biblista amato da tutti

È morto per malattia, all’età di 78 anni, nel Seminario di Castellerio, dove abitava. Il ricordo dell’arcivescovo e della Chiesa: uomo di grande cultura, fede e umanità

UDINE. Con i suoi studi sulla Bibbia, ha contribuito a interpretare e spiegare al mondo, ecclesiastico e non, testi fondamentali per la storia della religione. E con il suo esempio, la devozione e l’umiltà cristiane ha formato e accompagnato nel loro cammino di vita generazioni di ragazzi e intere comunità.

Da ieri il Friuli, con la sua Chiesa e le sue tante realtà associative, piange la scomparsa di monsignor Rinaldo Fabris. Il sacerdote si è spento nel Seminario interdiocesano di Castellerio, a Pagnacco, dove abitava e conduceva anche l’attività di ricerca ed esegesi. Da tempo malato, in dicembre avrebbe compiuto 79 anni.

Di lui, tutti conoscevano la straordinaria levatura e, nel contempo, anche l’estrema semplicità del pastore abituato a sorridere e scherzare con garbo e muoversi per la città in sella a una bicicletta.

Chi gli stava accanto, dai parenti ai colleghi, e ha vissuto con lui il calvario iniziato un paio d’anni fa, quando gli fu diagnosticata la malattia, sa bene con quanta forza d’animo e lucidità monsignor Fabris abbia continuato a svolgere, pur se su una carrozzina, i propri uffici quotidiani.

La carrellata di saluti e omaggi alla sua memoria comincia dall’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, che lunedì, alle 15, ne celebrerà i funerali in cattedrale, dove la salma sarà esposta già dalle 14.30 e da dove partirà per Pavia di Udine. Lì, nella chiesa del suo paese natio, alle 17 si terrà un momento di preghiera, seguito infine dal trasferimento in cimitero.

«È con sincero dolore – ha detto l’arcivescovo – che accogliamo la notizia della scomparsa del carissimo don Rinaldo Fabris, che ha dato un grande contributo alla Chiesa diocesana di Udine, specialmente nell’approfondimento della parola di Dio, accompagnandola nel suo cammino. Ci raccogliamo attorno a lui comunitariamente, il Signore lo ricompensi come maestro e servo della sua parola».

Le esequie saranno precedute dalla recita di tre Rosari: stasera, alle 18.30, nella chiesa parrocchiale di Remanzacco, dove è stato cappellano per 50 anni, e alle 20, a Pavia di Udine, e domani, alle 19, nella chiesa nel Seminario di Castellerio, dove la salma è esposta.

Difficile riassumere la vita e le opere di monsignor Fabris, al quale peraltro anche Wikipedia, l’enciclopedia libera del web, ha dedicato una pagina e che gli incarichi istituzionali portavano anche alla Cei e nella sede vaticana. A ricordarne le tappe è una nota dell’Arcidiocesi.

Ordinato sacerdote a Udine nel 1960, frequentò con successo la Pontificia università lateranense e poi anche il Pontificio istituto biblico e lo Studium Biblicum di Gerusalemme.

Lungo l’elenco degli incarichi: dal 1965 direttore spirituale del Seminario di Udine, nel 1968 preside dello Studio teologico interdiocesano, nel 1981 direttore della Scuola cattolica di cultura, nel 1984 guida della Commissione diocesana per l’Ecumenismo e il dialogo, dal 1995 al 2005 direttore della Rivista Biblica Italiana, dal 2002 al 2010 presidente dell’Associazione biblica italiana, dal 2003 al 2013 moderatore del Consiglio presbiterale diocesano.

Nominato nel 1988 Prelato d’onore di Sua Santità, era docente dello Studio teologico interdiocesano e dell’Istituto superiore di Scienze religiose di Udine.

Autore di numerosissimi commentari biblici, studi monografici di storia dell’esegesi, di teologia e di spiritualità biblica - lo scorso 26 settembre è stata presentata a Milano la nuova collana delle Edizioni Paoline, da lui co-diretta, con l’edizione ampliata ed aggiornata del suo “1-2 Tessalonicesi” -, non è un caso se Marco D’Agostini ne abbia fatto uno dei protagonisti del documentario “I Volti Spirituali del Friuli. Sentire, meditare, esistere”, del 2014.

«Perdiamo una grande personalità – afferma Bruno Forte, presidente della Scuola cattolica di cultura –. Una personalità straordinaria, capace di coniugare lucidità intellettuale a spiritualità. Un uomo del Concilio Vaticano II, attentissimo a tutti i fermenti sociali e della storia e assertore del confronto e del dialogo delle religioni». Il sacerdote chiamato a raccoglierne l’eredità di biblista, a Castellerio, è don Stefano Romanello.

«Coltivava una passione viscerale per il suo lavoro – ha detto – e i risultati, altissimi, sono riconosciuti in tutti gli ambienti della cultura. Era una persona squisita e ha saputo dialogare con tutti, ecclesiastici e laici». E ha seminato amore e saggezza dappertutto, compreso il mondo Agesci degli scout, a cui è stato molto vicino.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto