Addio a Carlo Caracciolo,padre del Gruppo Espresso
L’editore Carlo Caracciolo si è spento ieri sera poco dopo le 21 a Roma, nella sua casa davanti all’Isola Tiberina. Padre fondatore del settimanale l’Espresso, del quotidiano La Repubblica e del gruppo dei quotidiani locali Finegil, presidente dell’Editoriale Fvg, proprietaria del Messaggero Veneto e de Il Piccolo, Caracciolo, per tutti “il Principe”, aveva 83 anni.

ROMA.
L’editore Carlo Caracciolo si è spento ieri sera poco dopo le 21 a Roma, nella sua casa davanti all’Isola Tiberina. Padre fondatore del settimanale l’Espresso, del quotidiano La Repubblica e del gruppo dei quotidiani locali Finegil, presidente dell’Editoriale Fvg, proprietaria del Messaggero Veneto e de Il Piccolo, Caracciolo, per tutti “il Principe”, aveva 83 anni.
Era nato a Firenze il 23 ottobre del 1925. Figlio di Filippo Caracciolo, principe di Castagneto e duca di Melito, diplomatico e uomo politico, e dell’americana Margaret Clarke. L’attività del padre lo porta a trascorrere gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza fra Italia, Turchia e Svizzera.
Nel 1943 ha 18 anni e vive a Lugano con i genitori in una casa frequentata anche da due dei fondatori del Partito d’Azione clandestino, Ugo La Malfa e Adolfo Tino. Dopo l’8 settembre il padre parte alla volta del Sud Italia, già liberato dagli Alleati. Carlo Caracciolo entra in contatto con i fuoriusciti italiani e con Allen Dulles, capo dello spionaggio americano in Europa. «Mi sentivo confusamente parte del Partito d’Azione», racconterà. E’ così che matura la decisione di raggiungere la Repubblica partigiana della val d’Ossola e di unirsi alla Brigata Matteotti. Lo fa attraversando il confine in barca a remi, sul lago Maggiore, e portando in dote ai partigiani una quarantina di mitra Ispano-Suiza avuti dal controspionaggio inglese. «Quell’inverno fu il più duro della mia vita», ricorderà aggiungendo che «per un ragazzo di diciotto anni tutto quel combattere, seppur preso molto seriamente, era vissuto come una scorribanda di indiani contro cowboys».
Finita la guerra frequenta l’università La Sapienza di Roma e si laurea in giurisprudenza, approfondendo poi gli studi alla Harvard Law School di Boston dove entra in contatto con la famiglia Agnelli. L’amicizia con Gianni diventa parentela nel 1953 quando l’Avvocato sposa Marella Caracciolo, sorella minore di Carlo. «Si sposarono a Strasburgo dove mio padre era vicesegretario del Consiglio d’Europa. Mia madre era un po’ perplessa: “Un playboy in famiglia?”».
Nel 1951 fonda la casa editrice Etas Kompass, specializzata in riviste tecniche. Ne resta amministratore delegato fino al 1975. Nel 1955 partecipa alla nascita della Ner (Nuove edizioni romane) il cui maggior azionista è Adriano Olivetti. Il 2 ottobre dello stesso anno la società edita
L’Espresso
, settimanale che dalla storica sede di via Po rivoluzionerà il panorama del giornalismo italiano. Nel 1956 Adriano Olivetti cede a Caracciolo, a titolo gratuito, le quote di maggioranza della Ner.
Il 14 gennaio del 1976 inizia l’avventura di
Repubblica
con Eugenio Scalfari, che ne diventa direttore, e l’Arnoldo Mondadori Editore che partecipa al capitale della società. Società che nel 1984 viene ammessa alla quotazione in Borsa.
È il 1988 quando Caracciolo cede il pacchetto di maggioranza dell’
Espresso
e la sua quota di
Repubblica
alla Mondadori di cui il Principe diventa presidente, carica che tiene fino al 1990 quando scoppia la guerra di Segrate. Gli eredi Mondadori rompono il patto di sindacato con l’azionista Carlo De Benedetti schierandosi con Silvio Berlusconi. Ne nasce un contenzioso giudiziario che si concluderà solo dopo anni di processi. Nel frattempo la Mondadori è stata ridivisa: da una parte libri e periodici (che vanno al gruppo Fininvest), dall’altra
Repubblica
,
L’Espresso
e i quotidiani locali che vanno a costituire il Gruppo editoriale L’Espresso il cui controllo azionario è della Cir di De Benedetti e di cui è presidente Carlo Caracciolo.
Nominato Cavaliere del lavoro nel 1989, nel 2006 Caracciolo abbandona la guida effettiva delle sue società restando presidente onorario del Gruppo. Fedele alla sua frase «Ho il gusto di inventare iniziative, mettere insieme la gente, agitare l’ambiente», nel 2007 si lancia in una nuova avventura acquistando il 30 per cento del quotidiano francese di sinistra
Liberation
.
Ecologista convinto (fra le sue iniziative la pubblicazione di Nuova Ecologia), impegnato nel sociale (recente la sua acquisizione del 6 per cento del settimanale no profit Vita) Carlo Caracciolo si è sempre definito un uomo di sinistra. «Ho votato repubblicano, poi socialista, prima di Craxi, poi comunista, Pds, Ds eccetera - ha raccontato in un’intervista alla
Stampa
del 10 gennaio scorso - Non sono un comunista, sono un uomo di sinistra».
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