Addio a Beltrame “re” dei pasticcieri, aprì a Udine lo storico locale

Generazioni di friulani hanno apprezzato il suo “tirimisù”. Iniziò in via Cosattini, adesso lavorava in piazza Garibaldi

UDINE. Si è spento ieri Gianfranco Beltrame, “re” dei pasticcieri udinesi e fondatore dello storico locale di via Cosattini. Il maestro pasticcere aveva 74 anni ed era ricoverato all’ospedale Santa Maria della Misericordia a causa di una malattia scoperta soltanto 40 giorni fa.

Fino al 10 gennaio infatti Gianfranco, che per tutti era solamente Franco, aveva continuato a fare la cosa che più amava: lavorare ai suoi dolci e alle sue torte. Prelibatezze che hanno conquistato diverse generazioni di udinesi, affezionate soprattutto al tiramisù (che Franco chiamava tirimisù per rimarcare l’origine friulana del dolce), alla Sacher e alla meringata nella speciale ricetta di Beltrame.

Nato a Pozzuolo del Friuli, Franco fin da giovanissimo ha coltivato la sua passione per i dolci lavorando prima al bar Barbaro di piazza San Giacomo e poi in alcuni locali a Venezia. Nel 1968 il grande salto: Beltrame si trasferisce a Udine e apre la storica pasticceria di via Cosattini che porta il suo nome e la gestisce per più di 20 anni passando la mano solo nel 1990 per dedicarsi unicamente alla preparazione dei dolci. Perché «per quanto gli piacesse il contatto quotidiano con i clienti molti dei quali ormai erano amici - racconta il figlio Federico -, gestire e amministrare un locale lo distraeva dal suo laboratorio: di fatto ha ceduto la pasticceria per tornare a fare il pasticcere a tempo pieno».

E fino all’ultimo Franco non si è certo risparmiato. «Adesso lavorava all’Esprit di piazza Garibaldi - continua Federico che lavora all’università -. Per preparare i suoi dolci era impegnato ogni giorno dalle 6 alle 14 e dalle 16 alle 20.30. Non staccava mai, era un po’ come Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, il suo mondo era il laboratorio». Gli amici lo ricordano anche per la capacità di non abbattersi mai di fronte alle difficoltà, «il suo motto era “po ben, fasarin”, riusciva a farsi scivolare addosso i problemi». Tifoso dell’Udinese e del Milan, anche per l’amicizia che lo legava al dirigente rossonero Ariedo Braida, Franco non mangiava quasi mai le sue creazioni: si limitava ad assaggiarle sbriciolandole per effettuare una sorta di controllo qualità.

Oltre al figlio Federico, Franco lascia la moglie Ivana, la futura nuora Silva (il suo più grande rammarico in questi ultimi giorni era proprio quello di non poter preparare la torta nuziale), i parenti e i nipoti Marco e Teresa. La data del funerale, che sarà celebrato nei prossimi giorni, non è ancora stata decisa.

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