Ada Comoretto non c’è più era un simbolo di Milano

Era il simbolo della Milano che resiste alla globalizzazione, era la friulana nata a Rive D’Arcano, figlia di un commerciante arrivato nel capoluogo lombardo tra il 1915 e il 1918, sotto la pancia di un cavallo. Ada Comoretto, classe 1927, è morta l’altro giorno, aveva 90 anni. Almeno 75 li ha trascorsi dietro il bancone della Termoelettrica in corso Como, la strada della movida e della moda milanese. La nonnina friulana era diventata famosa dopo essere stata immortalata davanti al suo negozio, con il grembiule azzurro, da Carlo Orsi, nel 2016. La sua storia fece il giro del mondo perché lei, nonostante l’età, continuava a vendere lampadine, prese e spinotti. La sua esperienza venne presa a esempio dal performer americano, Theaster Gates, e dalla Fondazione Prada. Ada minimizzava, fiera della sua determinazione ripeteva: «Sono orgogliosa di essere friulana».
Il cartello «chiuso per lutto» non è passato inosservato nella centralissima strada frequentata dagli amanti dello shopping. La notizia è rimbalzata sui quotidiani nazionali come rimbalzò l’immagine di Ada, donna d’altri tempi, davanti all’insegna del suo negozio che ha lasciato in gestione al figlio Roberto.
Il Friuli piange quella piccola grande donna che aveva trasformato la tenacia e la determinazione tipiche della nostra terra, nella sua forza di resistere. Ad Ada veniva spontaneo alzarsi e recarsi tutte le mattine dietro al bancone per servire con la solita gentilezza, la clientela. Arrivata a Milano all’età di 8 anni, Ada ricordava con piacere di essere nata a Rive D’Arcano e di aver vissuto lì pochi mesi prima di trasferirsi con la famiglia a San Giovanni di Polcenigo (Pordenone). In Friuli non tornava spesso anche se aveva ancora qualche parente a Branco (Tavagnacco).
«Resisto alle intemperie» ripteva con tono ironico a chi le chiedeva «qual è la ricetta per resistere così tanto tempo in un centro sopraffatto dalle mode e da nuovi stili di vita?». Due anni fa, nel momento della sua maggiore celebrità, si era a sua volta chiesta: «Il segreto? Essere cordiali con la gente. A noi friulani viene facile perché siamo spontanei, amabili, non amiamo la presunzione ed evitiamo di vantarci. Siamo fatti così». Dal 1943, quando il padre aprì la bottega in via Como, Ada non aveva lasciato quel posto. A nulla le servì fare presente al padre che lei aveva altri sogni perché il padre friulano non l’ascoltò e la richiamò al suo dovere. Un dovere a cui Ada non venne meno al punto di diventare una presenza storica nella strada della movida. E quando il Comune eliminò i parcheggi, lei e il figlio si spostarono qualche metro più avanti: «Ci hanno costretti a fare un passo avanti per sopravvivere, ci rivolgiamo a un’altra tipologia di clientela che non ha bisogno dei posti auto per caricare il materiale. «Ora – spiegò due anni fa – i nostri clienti sono architetti e professionisti del design». Ada seppe resistere anche al richiamo degli immobiliaristi che avrebbero voluto impossessarsi del suo negozio. «No, non vendo, il lavoro mi tiene viva», ribadiva quando riceveva offerte più o meno interessanti. Se ne è andata in silenzio, mancherà a molti.
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