Accuse di frode fiscale, chiesto per tutti il giudizio
Chiesto il giudizio per undici tra industriali, commercialisti e manager. Tra i big Bardelli, Calligaris e Tonutti. L’ipotesi: evasione per 5 milioni.

UDINE. A nulla sono valse le memorie depositate a conclusione delle indagini preliminari dai difensori e tanto meno gli interrogatori chiesti da due degli 11 indagati: sulle due inchieste parallele per frode fiscale avviate dalla Procura nei confronti di un gruppo di imprenditori, commercialisti e manager, il procuratore aggiunto Raffaele Tito e il sostituto Lucia Terzariol hanno deciso di andare avanti. E di chiedere quindi, per tutti, il rinvio a giudizio. Spetterà ora al Gip decidere se accogliere l’istanza e fissare la data dell’udienza preliminare, oppure optare per l’archiviazione di uno o entrambi i fascicoli.
Nel mirino, big dell’ecomomia friulana e non solo, a cominciare dal presidente della Confindustria del Fvg, Alessandro Calligaris, insieme al direttore amministrativo della sua azienda, la “Calligaris spa” di Manzano, Pietro Paolo Santini. Per continuare con Antonio Maria Bardelli, presidente della “Finanziaria Bardelli spa” di Martignacco, Carletto Tonutti, della “Tonutti spa - Industria macchine agricole” di Remanzacco, Elio Beltrame, della “Centro commerciale Discount srl” di Pozzuolo, e Lucio Fusaro, della “Gvf Givieffe spa” di Milano, tutti legati, tra l’altro, dalla partecipazione sociale al “Quotidiano”, la free-press nata sulle ceneri di EpolisFriuli, proprio come un altro indagato, il commercialista Gianattilio Usoni, loro consulente contabile e finanziario, nonchè presidente di Friuli News, la spa che edita la pubblicazione.
Nei guai anche altri due industriali, i fratelli Andrea e Daniele Specogna, della “Specogna & Figli spa” di Cividale, e il loro commercialista, Claudio Gottardo, chiamato a rispondere pure come presidente del consiglio sindacale della Calligaris spa. Chiude il cerchio Stefano Botti, rappresentante legale della società di consulenza milanese, la Scf, che ideò e propose le operazioni contestate nei vari capi d’imputazione.
Per tutti, l’ipotesi di reato formulata dai magistrati è l’articolo 2 del Decreto legislativo 74 del 2000, cioè la dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Illecito di cui la Procura ritiene responsabili, in concorso, anche i professionisti che, secondo la ricostruzione accusatoria, avrebbero fatto da intermediari e proponenti in loco tra quegli stessi imprenditori e Botti. Sommate tra loro, le operazioni - ciascuna assolutamente indipendente dall’altra - avrebbero permesso di evadere imposte per quasi 5 milioni di euro.
Le quote più alte sono quelle contestate a Calligaris e Tonutti: dichiarazioni 2006 alla mano, sarebbero riusciti a non versare all’erario rispettivamente 1 milione 721.755 e 1 milione 250 mila euro. Seguono Bardelli (699 mila 653 euro), Andrea e Daniele Specogna (625 mila 631), Fusaro (270 mila) e Beltrame (164 mila 827). Due i “meccanismi” adoperati: a Calligaris, Bardelli, Beltrame e Specogna si contestano falsi contratti di “stock lending”, a Tonutti e Fusaro falsi contratti di finanziamento triennale con clausola di “reverse convertible”. Entrambi congegnati - sempre secondo l’accusa - per indicare nel modello unico (dal 2004 al 2006) elementi passivi a essi connessi.
Nel primo caso, sarebbe stato preso a prestito un pacchetto di azioni di una società di servizi con sede a Madeira, a sua volta detentrice di altre società “vuote” su cui far girare operazioni “straordinarie” e riconducibili a investimenti in altri centri off-shore. Nel secondo caso, sarebbero stati stipulati un contratto di prestito con una società ceca e un altro, di pari importo, per un prestito obbligazionario emesso da una società delle Isole Vergini, con diritto di acquisizione di quote di un’altra società di Madeira. Tutte sostanzialmente “vuote” e costituite al solo scopo di conseguire un indebito risparmio d’imposta.
Di ben altro avviso i difensori, concordi sia sulla «buona fede» all’origine delle operazioni, sia sull’«insostenibilità penale» dell’accusa. «I contratti - ha inoltre evidenziato il collegio, composto dagli avvocati Campeis, Miculan e Businello - furono accompagnati da pareri legali redatti dall’ex ministro delle Finanze, Gallo, e altri autorevoli professori universitari, che ne attestavano la piena liceità fiscale e penale». Campeis, che difende Calligaris, ha inoltre presentato un atto di citazione contro la Scf di Botti. L’unico, dopo il presidente degli industriali Fvg, a essersi presentato in Procura con il proprio difensore, l’avvocato milanese Piermaria Corso - legale, tra gli altri, di Nicole Minetti - per essere interrogato.
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