A Udine un affresco ricorderà il “vescovo del terremoto”

Il ritratto di monsignor Battisti sarà svelato venerdì a palazzo Arcivescovile. Sarà collocato accanto a 116 patriarchi e alti prelati nella sala del trono
ANTEPRIMA messa con l'arcivesc. Battisti alla casa dell'immacolata
ANTEPRIMA messa con l'arcivesc. Battisti alla casa dell'immacolata

UDINE. Il suo volto apparirà accanto a quello di 116 ritratti dei patriarchi di Aquileia e degli arcivescovi di Udine. A dare forma e colore all’effigie del “vescovo del terremoto”, monsignor Alfredo Battisti, morto il primo gennaio del 2012, sarà la mano di una donna, Tamara Zambon, autrice di un ritratto a fresco che sarà svelato dall’arcivescovo monsignor Andrea Bruno Mazzocato domani alle 18 nella sala del trono al primo piano del palazzo Arcivescovile.

L’immagine dell’indimenticato vescovo Battisti, che all’indomani del sisma del 1976 disse “Prima le fabbriche, poi le case, poi le chiese”, una frase che divenne lo slogan della ricostruzione, si unirà alle immagini dei patriarchi e degli arcivescovi a testimonianza della memoria e della continuità bimillenaria della Chiesa radicatasi in terra friulana.

La sala del trono fu fatta erigere su ordine del patriarca Francesco Barbaro, che nel 1600 volle ampliare il palazzo trasformandolo a residenza stabile e volle che fossero affrescati i ritratti dei patriarchi che lo avevano preceduto. Un’iscrizione latina sulla porta della cappella, non più visibile recitava «affinchè i loro successori siano incitati a quelle virtù in cui quelli fiorirono».

Il palazzo assunse l’attuale assetto monumentale nel 1729, quando il patriarca Dioniso Delfino face rifare i ritratti, mentre il canonico bibliotecario Angelo Bernardino Serlio fece apporre nuove iscrizioni commemorative.

Ignota la mano dell’artista che ha dipinto i ritratti del 1600, mentre sono stati attribuiti a Giambattista Tiepolo i dipinti dei vescovi e dei patriarchi di Aquileia anteriori a Dionisio Delfino, fortemente scorciati, gagliardi e caratterizzati da una tipologia che li distingue da tutti gli altri.

La sala ricevette ulteriori decorazioni settecentesche dal collaboratore di Tiepolo Gerolamo Mengozzi Colonna, che pure dipinse le quattro Virtù Cardinali e la Sapienza. Nel 1863 ai pittori udinesi Giacomo Lorio e Giuseppe Canetti fu commissionato il ritocco della serie dei ritratti. Dopo che il soffitto crollò, il pittore osovano Domenico Fabris tra il 857 e il 1859 lo riaffrescò con la scena della Missione di Sant’Ermacora.

Quanto poi ai ritratti dal patriarca Dionisio Delfino in poi, diverse sono le mani di pittori. Si inizia con quello di monsignor Bartolomeo Gradenigo (1762-1765) la galleria dei 15 arcivescovi metropoliti della Chiesa Udinese che succedono ai 102 fra vescovi e patriarchi di Aquileia.

Accanto agli affrescatori anonimi c’è il gemonese Giovanni Fantoni che ritrasse monsignor Anastasio Rossi (1910-1927) e il successore monsignor Giuseppe Nogara (1928-1955), mentre monsignor Giuseppe Zaffonato (1956-1972) fu ritratto da Clauco Benito Tiozzo di Mira Porto.

Alla cerimonia di scoprimento farà seguito una commemorazione dell’arcivescovo Battisti che sarà affidata a monsignor Duilio Corgnali, vicario foraneo di Tarcento e storico direttore del settimanale diocesano “La vita cattolica”. Seguirà l’intervento di don Luciano Liusso, parroco di Pasian di Prato che fu suo segretario e che presenterà il diario “Le confessioni di un vescovo”.

Infine il racconto dell’affrescatrice Tamara Zambon che illustrerà l’opera, un dipinto che è stato tratteggiato sulla base della documentazione fotografica e di precise indicazioni iconografiche. Lo sguardo mite e la bonomia dell’arcivescovo Battisti, ritratto in età matura, contraddistinguono il mezzo busto che si armonizza con lo stile della galleria, pure contraddistinto dalla sua vena interpretativa.

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