A Udine la cerimonia di restituzione dei resti del senatore Gigante e del carabiniere Diana uccisi dai titini

UDINE. Sono stati restituiti giovedì 13 febbraio nel corso di una cerimonia che si è svolta nel sacrario militare di San Nicolò al Tempio Ossario di Udine, i resti del senatore Riccardo Gigante e del vice brigadiere dei Carabinieri, Alberto Diana.
Le urne avvolte nel tricolore, portate a mano da due militari sono state accolte dal Commissario generale per le onoranze ai Caduti, il generale Alessandro Veltri e deposte di fronte all’altare.
Alla cerimonia era presente il pronipote del senatore Gigante, Lorenzo. Ne è seguita la benedizione delle stesse da parte del cappellano militare don Giuseppe Gangiu, della brigata alpina “Julia”.
Nell'ambito della campagna di ricerca dei Caduti italiani in guerra svolta nel 2018, il personale del Commissariato generale per le onoranze ai Caduti ha recuperato i resti mortali di Caduti italiani a Castua, in Croazia. Nella località croata le notizie storiche riportano che, il 4 maggio 1945, in località Crekvina, partigiani "titini" hanno trucidato 10 italiani, tra cui appunto il senatore del Regno d'Italia, nonché Governatore della provincia di Fiume, Riccardo Gigante e il vice brigadiere dei Carabinieri Alberto Diana.
Al momento del ritrovamento i resti umani mineralizzati erano in cattivo stato di conservazione, scomposti e frammisti come solitamente accade nel caso di recupero di sepolture comuni.
Nell’immediatezza non è stato possibile individuare con certezza il numero di Caduti né di identificarli. Sono stati quindi rintracciati i familiari del senatore Gigante e del vice brigadiere Diana e, su richiesta dei primi, sono state avviate anche le attività per effettuare le comparazioni con i profili genetici dei discendenti dei due caduti allo scopo di stabilire con la massima certezza se tra i resti dei Caduti recuperati vi fossero anche quelli del senatore e del vice brigadiere.
Le analisi sono state affidate al reparto indagini scientifiche dei carabinieri (Ris) di Roma. Lo scorso 8 luglio il Commissario generale Veltri ha comunicato ai familiari dei due Caduti che i loro congiunti, con assoluta certezza, sono tra quelli recuperati a Castua.
L'attività di approfondimento ha anche permesso di definire con certezza che i corpi recuperati a Castua sono in totale otto e non sette, come definito inizialmente dal medico legale.
Il recupero e la sistemazione dei resti mortali dei Caduti italiani sono, sin dalla costituzione del Commissariato generale nel 1919, tra le attività prioritarie che continuano incessantemente con lo scopo di riportare in Patria e restituire alle famiglie i loro cari, assicurandone una degna sepoltura.
Chi era il senatore Gigante. Nato a Fiume nell'allora Impero austro-ungarico si diplomò all'accademia di commercio della città. Intrapresa la carriera giornalistica, nel 1907 a 26 anni, divenne direttore del periodico "La Giovane Fiume". Avvicinatosi alle idee dell'irredentismo nel 1915 si arruolò e combatté nel Regio Esercito dove ottenne la Croce di guerra al valor militare.
Al termine della guerra ricoprì la carica di sindaco di Fiume (dal novembre 1919 al dicembre 1920), poi, con l'annessione di Fiume all'Italia aderì al Partito Nazionale Fascista (1924) e dal 1930 al 1934 ricoprì la carica di podestà di Fiume. Nel 1934 venne nominato senatore, carica che mantenne fino alla caduta del fascismo.
Nel 1937 divenne anche presidente della Società fiumana di navigazione. Dopo la caduta del fascismo aderì alla Repubblica Sociale Italiana e venne nominato nel 1943 governatore della provincia di Fiume, carica che mantenne per 3 settimane.
Sul quotidiano fiumano "La vedetta d'Italia" assunse posizioni contro la politica di assimilizzazione forzata operata negli anni precedenti. Rimasto in città anche dopo l'arrivo dell'armata di liberazione iugoslava, il 3 maggio 1945, venne prelevato dall'Ozna e fucilato a Castua.
La foiba dove è stato ucciso è stata scoperta nel 1992, il 4 luglio 2018 la foiba è stata scoperchiata e sono stati esumati dagli otto cadaveri che sono stati consegnati al Consolato italiano di Fiume.
Chi era il vice brigadiere Diana. Nato a Martano, in provincia di Lecce, il 29 febbraio 1900, si sono perse le sue tracce a Fiume nel 1945, nei primi giorni di maggio. Il sottufficiale, in alcuni elenchi di scomparsi, risulta nato in provincia di Forlì; il nome del comune di nascita evidentemente è stato trascritto in modo non chiaro tanto da risultare Montiano o Mortano. Quest’ultimo un comune soppresso negli anni venti e confluito in quello di Santa Sofia, che ne ha ereditato i registri anagrafici. Il nome di Alberto Diana è presente nella pubblicazione “Le vittime italiane a Fiume e dintorni (1939-1947)” realizzata dalla Società di Studi Fiumani e dall’Hrvatsky Institut za Povijest di Zagabria, accessibile anche tramite il sito del Ministero per i beni e le attività culturali, Direzione generale per gli Archivi.
Si tratta di un progetto di ricerca che aveva ottenuto l’alto patronato dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Ed è proprio attraverso internet che la nipote del militare, la signora Paola Piunti, è venuta a conoscenza della pubblicazione e si è messa in contatto con la Società di Studi Fiumani, chiedendo aiuto nella ricerca della verità sulla fine del nonno, che poi si è scoperto che è legata a quella del senatore Riccardo Gigante e di altri fiumani.
Alberto Diana si era arruolato nell’Arma nel 1921; dopo aver prestato servizio nel Veneto, nella Venezia Giulia e in Sicilia, dove era rimasto sei anni, il 23 agosto 1936 viene assegnato alla stazione di Castel San Pietro Terme, alle dipendenze della Compagnia di Imola. Nel 1938, il 1° dicembre, Diana viene poi destinato alla Legione di Trieste, e precisamente al Gruppo di Fiume, in forza alla stazione di Castelnuovo d’Istria, che dipendeva dalla Compagnia di Abbazia.
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