A settembre chiude la Kärcher Montereale, in 35 senza lavoro

Dal 1º settembre la multinazionale tedesca Kärcher cesserà l’attività nello stabilimento di Montereale Valcellina, in cui operano 35 lavoratori.
Nell’incontro di ieri coi sindacati, l’azienda ha annunciato l’intenzione di procedere con la fusione per incorporazione del sito monterealino con quello di Quistello, in provincia di Mantova: la produzione verrà quindi trasferita nella fabbrica lombarda. Questa operazione pone un problema per lavoratori e forze sociali: impedisce di accedere alla cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività, come ha spiegato il sindacalista di Cgil Gianluca Pitton.
«L’attività non viene cessata, ma trasferita e riportata nella casa madre: da qui il problema per attivare la cassa – ha detto –. Quando è stata acquisita l’azienda (ex Uniflex, oggi Com Kärcher) si occupava di prodotti per giardinaggio e aveva un fatturato di 15 milioni nel 2007. Dopodiché i volumi legati al giardinaggio sono diminuiti tanto che si è arrivati a 1,8 milioni nel 2018». Nel frattempo sono state portate a Montereale lavorazioni che ora tornano a Mantova.
«Visto che non possiamo imboccare la via dell’ammortizzatore sociale, nell’incontro di mercoledì a Unindustria l’azienda dovrà chiarire quanti soldi di incentivo metterà sul piatto sia per i lavoratori disponibili a trasferirsi a Quistello sia per quelli che opteranno per il licenziamento – ha aggiunto Pitton –. L’impresa si è detta comunque disponibile a finanziare un percorso di ricollocazione» . Nell’incontro di ieri non è stata sottoscritta un’intesa. «Si è trattato di una riunione in cui la multinazionale tedesca ci ha dato formale comunicazione della dismissione del sito di Montereale col primo settembre. Nessun accordo, quindi, soltanto un incontro informativo» . La cessazione è in nome del taglio alla spesa. «Quello che stanno realizzando ora a Montereale uscirà di produzione nel 2020 e l’azienda, non avendo investito su nuovi prodotti del giardinaggio, o meglio l’ha fatto ma in Romania, ha proseguito con l’attività nello stabilimento del Maniaghese sino a quando le è convenuto e adesso molla tutto – ha aggiunto Pitton –. Auspico che l’incentivo che la multinazionale metterà sul piatto sia congruo al danno che produce».
In vista ci sono scioperi dei lavoratori per dare un segnale all’impresa. La posizione di Pitton nei confronti delle multinazionali, visto quanto si sta registrando nel Pordenonese, dove nei giorni scorsi è stata annunciata la chiusura pure di Safop, è dura. «Il problema è territoriale: quando aziende impegnate in loco se ne vanno, c’è bisogno di una presa di coscienza da parte delle istituzioni sulla deindustrializzazione – ha concluso –. Le leggi vanno a favore di chi gestisce le imprese e non dei lavoratori. Non abbiamo strumenti legali per impedire queste scelte, tranne la lotta» . –
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