A Mantova aveva già provato a fuggire per due casi simili

Come parrucchiera e poi amministratrice di una società editoriale avrebbe causato perdite alle proprie attività
Codroipo, 05 giugno 2013. Villa Colloredo Mels di Muscleto di Codroipo. Copyright Foto Petrussi
Codroipo, 05 giugno 2013. Villa Colloredo Mels di Muscleto di Codroipo. Copyright Foto Petrussi

CODROIPO. La storia si ripete. Addirittura più di una volta. Le cronache mantovane narrano infatti di almeno altri due episodi simili a quello che, in questi giorni, sta tenendo con il fiato sospeso i familiari di Ivana Besutti.

Il primo risale al 1996. All’epoca, Ivana aveva 36 anni, abitava nella sua città natale, a San Benedetto Po, e faceva la parrucchiera in casa. Stando alle ricostruzioni di allora, avrebbe simulato un suicidio, nella speranza di coprire così un ammanco venutosi a creare nell’ambito della sua stessa attività artigianale.

Scampato il pericolo, vero o presunto che fosse, la donna si rimboccò le maniche e ripartì con una nuova avventura. Insieme al cantautore mantovano Luca Bonaffini, costituì una società editoriale e discografica denominata “Archimedia”, di cui rispondeva in qualità di amministratrice. I guai, anche in questo caso, per lei e, ancor di più, per il suo ignaro socio, erano già in agguato. Ivana Besutti, però, seppe precederli. A modo suo, naturalmente, e gettando nuovamente scompiglio in casa e tra i conoscenti.

Il 17 gennaio del 2000, suo marito Daniele Capasso si vide infatti costretto a recarsi dai carabinieri per sporgere denuncia di scomparsa. La donna si era volatilizzata, lasciando come unica traccia, allora come oggi, la propria auto, una Saab di colore bianco. Gli investigatori la trovarono parcheggiata davanti alla sede della “Archimedia”. All’origine del gesto, si sarebbe scoperto poi, c’erano ancora una volta problemi di bilancio. Ci vollero due settimane di ricerche, in lungo e largo dentro e fuori la Lombardia, per riuscire a rintracciarla. Era il 2 febbraio e Ivana si trovava a Bolzano, ricoverata in un ospedale. Nel ripercorrere le tappe della sua fuga, gli inquirenti individuarono uno per uno gli alberghi nei quali la donna alloggiò.

Le indagini appurarono come la scomparsa fosse legata a difficoltà di carattere economico. Dalle casse della società editoriale gli investigatori calcolarono un ammanco pari a circa 350 milioni di vecchie lire. Inseguita dai creditori e senza nulla dire al cantautore, la Besutti - sempre secondo la ricostruzione cui all’epoca approdò la Procura di Mantova - aveva pensato bene di tagliare la corda prima che venisse eseguito lo sfratto della sede dell’azienda. Provvedimento che il tribunale aveva ordinato, a seguito del mancato pagamento dell’affitto da dieci mesi. Di lì a poco, va da sè, l’impresa fu messa in liquidazione e, poi, dichiarata fallita. Eppure, neanche quella “debacle” bastò a frenare l’intraprendenza della mantovana. Decisa a rimettersi in gioco nel più breve tempo possibile, la donna mise insieme armi e bagagli e si trasferì con il marito e la madre in Friuli. Pronta a nuove esperienze. (l.d.f.)

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