A Forni Avoltri e a Pulfero la prima notte dei migranti

In trenta nel paese carnico (destinati alla Getur), sedici quelli arrivati nelle Valli del Natisone
Udine 12 Aprile 2014 Questura arrivo profughi TeleFoto Copyright Petrussi Foto Press / Bressanutti
Udine 12 Aprile 2014 Questura arrivo profughi TeleFoto Copyright Petrussi Foto Press / Bressanutti

FORNI AVOLTRI. Sono arrivati spaesati i migranti destinati al centro Getur a Piani di Luzza. Attualmente sono 30, alloggiati all’albergo “Al Sole” e in un centro della parrocchia. Nel locale dove hanno trascorso la prima notte 25 profughi, non si sono visti molti italiani.

«Generalmente di domenica lavoriamo bene con il ristorante - afferma la titolare Tiziana Romanin -, oggi invece abbiamo avuto come clienti solo i migranti». La uggiosa giornata ha infatti tenuto lontani i vacanzieri. «Sono persone educate - prosegue Tiziana –, parlano per lo più francese e inglese e io, con il mio inglese scolastico, cerco di andare incontro alle loro esigenze». Salutano e ringraziano sempre questi migranti giunti da Nigeria, Senegal e Mali, alcuni hanno difficoltà a scrivere, altri sembrano istruiti.

Ragazzi affamati. «Abbiamo spiegato loro - dice la titolare - che qui si osservano dei turni per mangiare, un orario in cui serviamo colazione, pranzo e cena». Per il primo giorno si è fatta pure un’eccezione alla regola e la colazione è stata servita anche fuori orario. «Povera gente, chissà quanto hanno sofferto e quanta fame hanno dovuto patire, ma chiedono sempre con gentilezza ed educazione». Bandita preventivamente la carne di maiale, per il resto tutto è risultato gradito a tavola.

La prima notte non ha creato problemi, anche nelle camere tutto era rimesso in ordine. Per gli indumenti da lavare invece dovranno attendere il trasferimento alla Getur. «Hanno detto che laveranno la loro roba una volta che si insedieranno alla Getur: noi li abbiamo riforniti di tutto il necessario per la pulizia personale». Più difficile rispondere alle loro esigenze per comunicare con le loro famiglie. «Abbiamo finalmente potuto contattare la prefettura che ci ha garantito che entro domani (oggi, ndr) saremo in grado di offrire loro anche questo servizio e di rifornirli, se richiesti, di sigarette». Come nella passata esperienza del 2008, anche questa volta ci si interroga su quale sarà il loro futuro, già ora come allora qualcuno chiede di poter lavorare e di non sentirsi mantenuto senza far nulla con interminabili e vuote giornate.

Qui Pulfero. Clima “equilibrato”, con la bilancia a metà fra chi storce il naso, pur senza eccessi - ricordando «alcuni specifici episodi» -, e chi, invece, attesta pieno spirito umanitario. L’arrivo, a Pulfero, del gruppetto di migranti (sedici, per la precisione) destinati all’albergo “Al Vescovo” divide - come già successo in passato e come, dunque, ampiamente prevedibile in questa nuova occasione - la comunità locale. Sul fronte degli scettici, tuttavia, nessun estremismo: cautela sì, quella si coglie, ma non si può certo parlare di ostilità; gioca a favore di una certa serenità, fra altro, il fatto che la permanenza degli ospiti “forzati” si limiti, stavolta - a differenza di varie circostanze precedenti - a un breve periodo, quattro giorni al massimo. Nell’insieme, dunque, atmosfera mite, pacata.

«C’entra anche l’abitudine - commenta il sindaco Piergiorgio Domenis -: la comunità di Pulfero è avvezza a situazioni del genere ed è, dunque, pronta, preparata. C’è, inoltre, un elemento di non poco conto da mettere sul piatto: la nostra è popolazione di emigranti. Dal punto di vista, poi, prettamente logistico, mi fa piacere che nella gestione dell’emergenza la Prefettura sia subentrata alla Protezione civile. Ritengo sia ente più idoneo a coordinare questo tipo di problematica».

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