A Fielis l’ex scuola rinasce come trattoria

ZUGLIO. In tempi in cui si susseguono le chiusure di esercizi commerciali e l’abbandono da parte dei giovani dei paesi di montagna fa piacere registrare un evento in controtendenza: c’è chi dai paesi del fondovalle sceglie di lavorare in un piccolo borgo montano.
È il caso di Angela Patatti, 27 anni, che da Cavazzo Carnico, assieme alla madre Marina Zanier, 48enne, ha aperto, un anno e mezzo fa, il bar trattoria Monte Dauda a Fielis, una piccola frazione dell’antico Iulium Carnicum situata a monte della pieve di San Pietro.
Il locale è stato ricavato nell’ex scuola della borgata, ideata negli anni Cinquanta da Gino Valle. In un posto dove vivono solamente 50 persone non pare facile fare economia.
Ma quello che ha spinto le due donne a questa scelta è stata la qualità della vita, anche a costo di percorrere ogni giorno diversi chilometri di montagna per arrampicarsi dal fondovalle sino al paesino lungo una stretta via dove difficilmente possono transitare due autovetture assieme.
«Vuoi mettere vivere quassù – racconta Angela – con l’aria pulita? Qui posso inoltre godermi mia figlia che ha due anni. Se fossi rimasta a lavorare in fabbrica, nei paesi del fondovalle, con mio marito pure lui occupato in fabbrica, avrei dovuto affidare mia figlia a un asilo nido. Qui invece stiamo assieme tutto il giorno».
Ospiti del bar ristorante non sono solo i residenti del paese. Come anni addietro, il Monte Dauda offre servizi essenziali: è pure un negozio dove i locali possono comprare generi di prima necessità, con «il pane fresco ogni giorno».
A frequentare il ristorante, conosciuto specialmente grazie al passa parola, anche se risulta recensito da siti internet specializzati, sono amanti delle passeggiate e i figli e nipoti degli antichi residenti del paese.
«Fielis era sede comunale e contava molti più residenti – racconta Angela – che nei tempi passati si sono trasferiti in pianura e in città a fare i sarti».
Una professione nella quale gli abitanti di Fielis eccellevano, ma che ha di fatto spopolato il paese. Ora, in particolare d’estate, il paese ospita fino a 400 residenti, sono i discendenti dei sarti di un tempo che tornano alle case abbandonate dai loro avi.
Qui hanno avuto la sorpresa di trovare un ristorante che serve una tipica gastronomia locale, di prodotti carnici e friulani.
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