A Cormòns il macello si amplia ora lavorerà la carne di cinghiale

CORMONS. Il macello di Cormons sarà abilitato alla lavorazione dei cinghiali. È la novità che toccherà nei prossimi mesi la struttura sita in zona industriale e di proprietà del Comune. Sino ad ora, in questi sette anni e mezzo dalla sua apertura, era possibile abbattere e lavorare solo maiali. Non c’erano adeguati spazi per trattare altri animali e inoltre la cooperativa di norcini operante a Cormons era priva dei permessi necessari ad allargare l’attività.
Ad annunciare la novità è stato il sindaco Luciano Patat: «Abiliteremo la struttura al trattamento anche dei cinghiali, svolgeremo dei lavori di manutenzione e di adattamento degli spazi interni atti a mettere in regola la struttura per la lavorazione anche dei capi abbattuti nei nostri boschi e nelle nostre campagne che fino ad adesso finivano all’inceneritore. Grazie alla possibilità di lavorare le carcasse, invece, la carne dell’ungulato potrà essere lavorata a fini alimentari. E sono numeri importanti, perché parliamo di centinaia di animali che vengono abbattuti e poi bruciati mentre ora, grazie ai permessi di lavorazione che la struttura adeguatamente modificata otterrà, potranno finire sulle nostre tavole».
Il macello cormonese sarà l’unico sito autorizzato in provincia per la lavorazione dei cinghiali abbattuti dalle guardie ambientali.
Previsto dunque un ingente aumento di richieste per il macello della zona industriale, che già lavora oltre mille maiali all’anno, cifra che inevitabilmente salirà ora con l’aggiunta dei cinghiali abbattuti. Il tema cinghiali in zona è molto sentito: nei mesi scorsi gli agenti della polizia provinciale erano stati autorizzati all’abbattimento di questi ungulati sia nella zona di Piuma sia in quella di Piedimonte, dove la loro proliferazione si era diffusa più del solito.
La Provincia aveva spiegato nell’occasione «che l’obiettivo primario non è quello di uccidere, ma piuttosto quello di evitare che vengano colonizzate le aree periurbane».
Le scorribande nei campi coltivati e gli incidenti provocati dall’attraversamento sulle strade hanno infatti portato negli anni a numerosi indennizzi a favore di privati. Il cinghiale è un animale selvatico con abitudini prevalentemente notturne: proprio per questo motivo l’abbattimento di questo animale da parte della polizia provinciale non aveva limiti di orario né di zona, a differenza dei cacciatori che invece devono seguire delle limitazioni maggiori. Questo perché limitare il fuoco all’arco temporale compreso tra le due ore precedenti al sorgere del sole e le due ore successive al tramonto «non consentirebbe di raggiungere gli obiettivi prefissati» come spiegava sempre l’ente provinciale a proposito della maggior libertà d’azione dei propri agenti.
Prima di quello cormonese, per il quale è partito l’iter burocratico per la messa a norma della struttura atta a renderla idonea alla lavorazione delle carni di cinghiale (il primo via libera in tal senso è già arrivato dalla giunta comunale), in regione gli unici macellai autorizzati alla lavorazione delle carni selvatiche erano quelli di Ovaro (in Carnia) e a Cordenons (in provincia di Pordenone), che possono però lavorare solo le carni degli animali selvatici allevati. Non essendoci quindi alternative, le carcasse dei capi abbattuti durante la caccia in deroga venivano fino ad ora portate al carnaio di Monte Debeli, sopra Monfalcone, per darle in pasto ai rapaci. Lo scorso anno, alla vigilia dell’apertura della stagione venatoria, erano stati censiti circa 600 cinghiali.
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