A 80 anni insegna gratis l’inglese ai ragazzi «Il volontariato, stella polare della mia vita»

Muriel Sacilotto è nata in Canada da padre azzanese. «I miei allievi? Sono tutti stranieri e cantano l’Inno di Mameli» 

il racconto

Massimo Pighin

Una lingua, il desiderio di insegnarla – figlio dell’amore per tale codice e dalla capacità di intravederne le potenzialità – può divenire il filo conduttore di una vita? Sì, può legare, mettere assieme i pezzi di un’esistenza, mantenendo la propria unicità.

Una lingua come strumento di conoscenza, ma anche declinato a mezzo di integrazione, senza, per questo, disperdere la preziosità delle proprie radici. La vita di Muriel Sacilotto si compone di tante cose, di pagine di colori diversi, unite dall’amore verso l’inglese, la lingua che le ha spalancato davanti momenti che non dimenticherà; prima ancora, ha aperto le porte del suo cuore.

Muriel compirà 80 anni a dicembre, vive ad Azzano Decimo: suo padre, tanti anni addietro, partì da Tiezzo alla volta del Canada, dove lei è nata. La madre era molisana: l’ha persa quando aveva 9 anni. Nel 1970, per assecondare il padre e il marito, arriva in Italia: con loro ci sono le sue due figlie, che avevano 8 e 10 anni.

L’inglese rimane la lingua che usa per parlare con le sue bambine. «Le loro insegnanti mi sgridavano – racconta –, ma sapevo di fare la cosa giusta». Muriel Sacilotto è stata la prima insegnante privata di inglese di Azzano Decimo, una delle prime nel Friuli occidentale. All’epoca la lingua più diffusa a livello internazionale era il francese, ma lei aveva capito cosa sarebbe divenuto l’inglese.

Per questo, ha creduto in quel codice che tanto amava e l’ha fatto divenire la sua stella polare, che ha posto accanto a un’altra esigenza: il volontariato, donare al prossimo perché si sente la necessità di farlo. Sono tante le esperienze che ha messo insieme dal suo arrivo in Italia: si parta dall’ultima, perché è significativa.

«Da alcuni anni collaboro con Insieme per un progetto (l’associazione formata da disoccupati azzanesi) insegnando a titolo di volontariato inglese ai bambini. A loro ho detto: parlate italiano, così sono costretti a rivolgersi a me in inglese».

Muriel fa una pausa, poi riprende a parlare. «Non ce n’è uno italiano, tutti si sentono italiani». Prende il telefono, fa partire un video: ci sono bambini di ogni parte del mondo, cantano l’Inno di Mameli. «In Canada, quando ci vivevo io, agli italiani veniva associata una parola: mafia. Quando sono arrivata in Friuli, erano tutti bianchi, italiani, cattolici e del nord: ora le cose sono cambiate, e queste mutazioni si accentueranno sempre di più».

Muriel lavora per 23 anni alla base Usaf di Aviano come segretaria del preside di una scuola, nel frattempo fa volontariato. Tanto: Unione italiana ciechi, per la Savio, insegnando l’inglese a tecnici venuti da tutto il mondo per mettere a loro disposizione una lingua con cui capirsi. Dà il suo contributo all’Acat, da anni insegna inglese agli anziani e collabora con l’Ambito, ora terrà due corsi all’Ute. Non si ferma mai, la spinge l’amore per la’’sua’’lingua. Un codice: come tale, secondo lei, unisce e identifica. –



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