Intervista al Presidente dei Periti Industriali della Provincia di Pordenone Loris Scian

Il giro di boa, nella vita e nel lavoro puoi farlo consapevolmente o meno

Com’è oggi la categoria dei periti industriali?
C’è stato un tempo in cui era il lavoro a mancare. Poi, addirittura, lavorare è stato proibito durante le settimane più spaventose della pandemia. Ora il lavoro c’è, ma mancano le cosiddette Figure Tecniche. Le nuove generazioni guardano il lavoro con la lente di ingrandimento sul tempo libero, sulla qualità della vita, su un nuovo umanesimo del lavoro.

È una nuova era o una bolla destinata prima o poi ad esplodere?

Forse distratti da questo dibattito interno della nostra categoria, non ci stiamo accorgendo della nuova rivoluzione che sta per travolgere il mondo del lavoro. L’intelligenza artificiale, promette imminenti cambiamenti: alcuni profili professionali cambieranno, altri nasceranno. La domanda è: c’è qualcuno al volante per governare le novità o ci vogliamo affidare al pilota automatico? Si sta chiudendo un ciclo e se ne sta aprendo un altro?

Loris Scian, Presidente dei Periti Industriali della Provincia di Pordenone
Loris Scian, Presidente dei Periti Industriali della Provincia di Pordenone

Un giro di boa, insomma. Il giro di boa, nella vita e nel lavoro puoi farlo consapevolmente o meno. Solo chi realmente ha percepito o percepirà questa possibilità ne comprenderà appieno il significato. Ciò che farà la differenza è come approcceremo questo evento ineluttabile. Ho volutamente preso in prestito dalla vela questa terminologia, perché girare intorno ad una boa, non è semplice, è una cosa che va programmata.

Il primo giro di boa della nostra categoria è iniziato con il congresso del 2014, altri sono stati fatti con il D.L. n. 42 del 2016 coordinato con la legge di conversione n. 89 che prevede lo sbarramento dei diplomati con un periodo transitorio che scade nel 2024; con le lauree professionalizzanti, istituite dalla Legge Manfredi, l’ultimo giro di boa, quello che porta al traguardo, sarà l’ultimo ingresso dei diplomati con gli esami di stato 2024.

Quest’anno è l’ultimo con il quale i diplomati potranno disputare l’esame di stato per l’accesso alla nostra categoria.

Per chi si è diplomato fino al 2020 c’è una importantissima e unica opportunità: è esentato dal fare il praticantato per tirocinio assolto in conseguenza al periodo covid. Chi si è diplomato dopo, a meno che non abbia la qualifica lavorativa valida, può essere ammesso con un corso specifico organizzato dal Consiglio Nazionale dei Periti Industriali di 40 ore. Tutti devono prima essere iscritti al registro dei praticanti per fare domanda di ammissione all’esame di abilitazione. Anche chi ha assolto il tirocinio. La scadenza per l’iscrizione al registro praticanti è il 31 maggio 2024.

La scuola e l’università quale ruolo hanno?

L’Italia sconta un forte disallineamento tra formazione universitaria ed esigenze del mercato del lavoro. Tre in particolare, gli allarmi per il nostro Paese: dalla mancanza di professionisti tecnici specializzati alle percentuali molto basse in Italia, rispetto ad altri Paesi europei, di giovani laureati, senza dimenticare la mancanza di lavoratrici donne specializzate in area tecnica”.

Dobbiamo mettere in atto una vera riforma universitaria con percorsi di laurea che si avvicinino maggiormente al mondo del lavoro ed alle sfide che il nostro paese e l’Europa si stanno accingendo ad affrontare nel cambio di paradigma legato alla transizione energetica.

Quali sono le sfide che vedono i Periti Industriali protagonisti nei prossimi anni?

Le sfide sono molteplici, dall’istruzione di qualità e alla mancanza di professionisti tecnici alla parità di genere, dall’energia pulita ed accessibile alle città e comunità sostenibili, passando per le questioni inerenti il consumo e la produzione responsabili alla lotta al cambiamento climatico, e non meno importante il supporto alle aziende nell’introduzione dell’Intelligenza Artificiale e l’Industria 5.0. tematiche, queste, che riguardano molto da vicino la professione di Perito Industriale e il futuro della Categoria fatta di nuove competenze in linea con le evoluzioni in atto.

Cosa pensa della nuova Direttiva Green?

È stato raggiunto un compromesso; il testo recentemente approvato porta obblighi meno stringenti per i Paesi membri rispetto al testo originario, in termini di emissioni da parte degli edifici residenziali (si fissa il 2050 come obiettivo per la neutralità climatica), di utilizzo delle caldaie a gas e non solo.

Il testo ora dovrà essere approvato formalmente dal Consiglio Ue e, dopo essere stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, i Paesi membri avranno due anni per recepire la direttiva, anche se alcune misure saranno in vigore già dal 1° gennaio 2025. L’obiettivo principale della normativa, come noto, e quello di ridurre le emissioni negli edifici pubblici e privati.

Si stima che gli stessi siano responsabili del 40% dei consumi energetici in Europa e del 36% delle emissioni di gas serra. La presentazione del testo è avvenuta il 15 dicembre 2021 e da allora è in corso un braccio di ferro tra i vari Paesi europei, istituzioni e imprese del settore per definire un impianto di regole che non mandi a gambe all’aria un settore, ma che comunque garantisca una importante riduzione dei consumi negli edifici.

Si allentano, quindi, i vincoli; nella versione originaria veniva previsto l’obbligo di arrivare alla classe E entro il 2030 e alla classe D entro il 2033 per gli edifici residenziali. Ora, invece, si abbandonano i target di prestazioni energetiche, fissando come obiettivo quello di avere un patrimonio a zero emissioni nel 2050, con una serie di tappe intermedie: riduzione del 16% da qui al 2030 e del 20-22% da qui al 2035.

Per quanto riguarda gli edifici nuovi, tutti quelli pubblici dovranno avere zero emissioni in loco dal 2028, mentre quelli privati a partire dal 2030. Previste, però, delle esenzioni: resteranno fuori gli edifici con vincoli puntuali o di area (centri storici e parchi), le strutture religiose, adibite alla difesa, le case temporanee utilizzate per meno di quattro mesi l’anno e gli immobili più piccoli di 50 mq.

La riduzione al 2050, però, non potrà essere raggiunta solo con i nuovi edifici. La direttiva, infatti, stabilisce che almeno il 55% delle riduzioni debba avvenire tramite il rinnovo degli immobili più energivori, ovvero quelli che rientrano nel 43% delle strutture con le peggiori prestazioni a livello nazionale. L’Istat stima che in Italia siano oltre 12 milioni le case energivore; perciò, gli interventi si dovrebbero concentrare su più di 5 milioni di palazzi. L’altra importante novità riguarda l’utilizzo di caldaie alimentate da combustibili fossili. Anche qui, la nuova direttiva è meno stringente della versione originaria; il bando totale arriverà nel 2040, ma non prevede sanzioni. Sarà ancora possibile incentivare caldaie ibride, che siano combinate con le pompe di calore tramite un’unica centralina.

Dal 2025, comunque, saranno vietati gli incentivi fiscali per caldaie che utilizzano combustibili fossili. Un passaggio molto sentito in Italia, visto che al 31 dicembre 2024 andranno in scadenza una serie di agevolazioni, tra cui l’Ecobonus. La Direttiva, dunque, sarà decisiva anche per capire che fine faranno gli incentivi ambientali ed edilizi in Italia. Un testo che, come detto, rappresenta un compromesso tra le posizioni più oltranziste e quelle più moderate, in tutti i sensi.

Sicurezza e morti di lavoro cosa si può migliorare?

Tutti si riempiono la bocca di sicurezza, di diminuzione delle morti sul lavoro ma nessuno ancora ha trovato una soluzione efficace che porti ad una reale riduzione del fenomeno. Nei cantieri edili la sicurezza è poco percepita sia dai lavoratori che dai datori di lavoro, è necessaria una vera e propria sensibilizzazione.

In particolare credo che la formazione deve essere meno teorica e più pratica in modo da insegnare alle maestranze “come lavorare in sicurezza” con esempi pratici e non con formazione che enuncia per quattro o più ore l’elenco delle norme in Italia. Un lavoratore ha bisogno di capire esattamente quali sono i rischi della sua mansione, come lavorare in sicurezza.

Quali sono i redditi medi dei periti industriali liberi professionisti?

La categoria dei Periti Industriali è tra le professioni tecniche con il maggior reddito in Italia. I dati provenienti dalla nostra cassa di previdenza EPPI ci dicono che il reddito netto è pari ad Euro 53.000 e quasi 78.000 Euro di volume d’affari. I dati sono molto incoraggianti ed evidenziano come la professionalità e competenza sia ben valutata dal mercato. Quasi il 50% degli iscritti è sotto i 50 anni di età segno di una categoria in rinnovamento e con una forte attrattività per le giovani generazioni.

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