Le nostre parole: le testimonianze di chi chiede risposte concrete per la salute mentale

Dopo la tragedia di Giulia Bonin, la ragazza di 25 anni trovata morta a Trieste, si accende un faro sui nodi dei Csm e sull’eredità di Basaglia. Cosa possiamo fare come società? E di cosa hanno bisogno le persone fragili? Ecco le testimonianze dei lettori

Fabrizio BrancoliFabrizio Brancoli

L e testimonianze che pubblichiamo compongono un coro dissonante eppure convergente. Dopo la fine tragica di Giulia Bonin i cittadini riflettono, discutono. Raccontano al nostro giornale il loro incontro con il sistema psichiatrico, come familiari o amici di pazienti, come operatori o come intercettori casuali. Rivelano una verità che non compare nei documenti ma è evidente a chiunque voglia vederla. È il racconto della solitudine delle famiglie, abbandonate a gestire drammi; della scarsità di risorse; della frammentazione dei servizi, con i malati sospesi in un limbo senza prospettive.

L'eredità di Franco Basaglia per alcuni è una giusta rivoluzione tradita, per pochissimi (fortunatamente pochissimi) un'utopia da rimuovere, per altri ancora l'unica barriera contro il ritorno dei manicomi.

A legare queste voci è il peso dello stigma sociale, il silenzio che impedisce di riconoscere la malattia mentale come questione collettiva e urgente. Oggi quel silenzio lo frantumiamo, come deve fare un giornale immerso in una comunità. Non mancano esperienze di accoglienza, competenza e umanità, segno che un altro approccio è possibile e reale, se sostenuto. Ma il quadro complessivo parla di un bisogno impellente: dare serietà, continuità, dignità e investimento alla cura, restituendo alla salute mentale un ruolo di cardine, come misura di civiltà e responsabilità pubblica. Il modo in cui una comunità si prende cura dei più fragili è una questione di tenuta della democrazia. È la verità ultima del patto sociale che ci tiene insieme

Le riflessioni dei lettori

Finalmente un articolo che mette in evidenza la gravissima situazione che si trascina da tantissimi anni e non riguarda solo la salute mentale, ma anche le tossicodipendenze e forse un po' meno l'alcologia!!! Tutto scaricato sui famigliari che, secondo loro dovrebbero essere capaci di gestire (non si sa con quali "mezzi"). Migliaia di tragedie simili che si potevano evitare...una vergogna tutta italiana.

Cristiana Drobnig


Tristissima verità, vissuta sulle mie spalle e soprattutto della mia povera mami. Tutta la sua esistenza vissuta nel dramma e nel costante impegno nel rendere la vita di mia sorella più dignitosa possibile.

Diana S.


Dipende dalle scelte politiche e quindi dalle risorse che si investono nei servizi (non solo, evidentemente, di salute mentale). Se, tagli, tagli ed ancora tagli, magari per trovare nel privato qualcuno che lucra proprio perché convenzionato col pubblico, che comunque paga, dovrebbe essere chiaro a favore di chi si lavora. Che non sono le persone e le loro esigenze?

✍ Fulvio Vallon


Porto qui la mia testimonianza a proposito dell'efficienza del Cim: anni fa, in bus, sono stata aggredita da quello che poi ho saputo essere un assistito del Cim. Era vestito da scout, che a mio avviso è ancora peggio, perché infonde un illusoria sensazione di fiducia alle persone. Senza nessunissima provocazione da parte mia mi ha dato un manrovescio sull'orecchio. Ho dovuto chiedere all'autista, impreparato e sbigottito quanto i pochi presenti in bus, di farlo scendere, cosa che il disagiato ha fatto senza problemi.

Ho fatto denuncia contro ignoti. Qualche settimana dopo l'ho visto che vagava in piazza Goldoni. Ho prontamente chiamato i carabinieri comunicando che qualche settimana prima avevo fatto denuncia contro ignoti e che la persona che mi aveva aggredita era vicino a me e quindi se volevano potevano dare un nome a questo "ignoto", sono venuti e nel momento in cui ci hanno messi a confronto lui mi ha guardata, mi ha riconosciuta e mi ha detto «io scherzavo»(!). Siamo stati tradotti in caserma tutti quanti, assieme ad una donnina piccola, magra, e molto anziana che quasi si è messa in ginocchio implorandomi di non farle avere problemi. Era la nonna, alla quale il Cim aveva affidato questo energumeno. Da un punto di vista fisico quest'uomo con un soffio avrebbe potuto buttarla per terra.... facile comprendere che lei non era in grado né di seguirlo nei suoi spostamenti, né tantomeno di vietarglieli. Di conseguenza questa persona era come una pistola con la pallottola in canna che vagava liberamente.

Da questa vicenda ho ricavato un danno permanente al timpano e il consiglio spassionato di chi se ne intende di non denunciare il Cim, perché avrei solo speso soldi e tempo.

La persona in questione l'ho vista recentemente salire e scendere dagli autobus. E il biglietto? Certo è che se io vengo beccata senza biglietto mi viene comminata, giustamente, una multa, se lui viene beccato senza biglietto scende e sale su un altro autobus. Qua funziona così.

Aggiungo che capisco la difficoltà nella quale probabilmente si trovano gli operatori, costretti a lavorare con fondi che i nostri politici, sempre solleciti ad aumentarsi i già lauti emolumenti, rendono sempre più esigui.

Secondo me, il Cim svolge un ruolo basilare e importantissimo per la comunità, e i suoi operatori non dovrebbero essere costretti a lavorare male a causa della miopia di chi amministra la cosa pubblica.

✍Teresa Bianco


Un articolo non basterebbe a descrivere quello che una famiglia passa se viene toccata da certi avvenimenti. Ma una domanda che mi pongo sempre più spesso è che di salute mentale si parla poco perché sembra che tutti si vergognino di una fragilità e allora meglio mettere la testa sotto la sabbia. Ci vuole forza, consapevolezza e coscienza: inutile dare le colpe a qualcuno. Per la mia esperienza ho trovato accoglienza e professionalità e tanta tanta umanità.

✍Raffaella Zovatto


Quando succede un fatto di cronaca nera (in cui la persona malata resta vittima di se stessa o, peggio, commette azioni terribili su altri) puntualmente si invoca la riapertura dei manicomi. Puntualmente rabbrividisco. Ma non si può certo chiudere gli occhi di fronte alle criticità che il Piccolo ha messo in fila in modo chiaro ed esaustivo: la permanenza dello stigma, la solitudine delle famiglie, le liste di attesa dei Dsm, i posti letti per le emergenze che mancano in ospedale. Spero che la morte di Giulia non sia vana, così come il dramma dei suoi genitori.

✍Sara Landi


La salute mentale fa sempre parte della Sanità e dal cervello parte tutto, quindi "dovrebbe" essere la più importante.

Silvia Orsini


Grazie. Ai vari governi che non ci hanno pensato.

Arianna Minca


Nulla da aggiungere al vostro articolo, se non che oggi più dei tempi di Basaglia c'è bisogno di un approccio serio, costante verso la malattia mentale. E questo bisogno resta sospeso, disatteso e lascia nella disperazione migliaia di malati e di famiglie mentre la società amplifica il disagio.

Cinzia S.


È una questione di risorse economiche investite? Sì. Ma è anche questione di saperi, pratiche, competenze, orientamenti valoriali, che bisognerebbe riprendere in mano e sostenere, considerando l'inevitabile ricambio generazionale degli operatori della salute mentale.

Dario Grison


Un dramma nel dramma, sentirsi abbandonati da chi dovrebbe proteggerci con tutti i mezzi, lo Stato, i Comuni, le Regioni.

Annalisa C.


Il vostro è il quadro obiettivo e drammatico della situazione attuale di chi soffre di malattie mentali. Troppe famiglie risultano abbandonate a loro stesse, costrette a sostenere e gestire problemi enormi.

Monica B.


Non è da adesso; sono più di 30 anni che il sistema non funziona.

Tanja Nicolai


Il progetto di Basaglia era eccellente. Che poi sia morto ancora prima di veder messo in atto il suo programma è un'altra cosa. Conosco a fondo la storia.

A suo tempo una "certa" parte del governo ha fatto un'opposizione sfegatata alle riforme. Era più facile, economicamente, buttar tutti in manicomio senza dignità alcuna, senza cure adeguate, con secondini al posto di infermieri per lo più.

Difficile, invece, attuare l'ottimo sistema ideato da Franco Basaglia. Più medici competenti, più formazione, più posti dove far vivere i malati bisognosi di assistenza continua, più personale, eccetera eccetera.

Morto Basaglia, la lotta è sfumata, i governi se ne sono approfittati e il risultato è una situazione di limbo. Ma i governi si son succeduti. I tagli alla sanità fatti negli ultimi dieci-quindici anni son stati pesantissimi. Ecco che i centri son costretti a lavorare come possono.

Io mi trovo a strettissimo contatto con questa realtà. Posso dire che lavorano anche piuttosto bene nonostante siano con personale al minimo.

Sabrina Goia


A Udine ho avuto buona esperienza per mia figlia bipolare; non è tutto da buttare ma per chi ha bisogno di ospitalità è un problema.

✍ Stefania


Non è certo colpa di Basaglia se poi nessuno ha messo in atto il suo progetto. Vi sarebbe piaciuto essere "ospite" di un manicomio così come erano concepiti, dei lager? Giulia non è stata seguita né aiutata ma non è certo colpa di Basaglia. La famiglia aveva chiesto che fosse attuato un TSO, cosa che qualcuno non ha ritenuto necessario.

E la colpa sarebbe di Basaglia?

So di cosa parlo. E ci sono anche operatori che sanno fare il proprio lavoro.

Vittoria Cuoghi Costantini


La scelta dei Centri di Salute Mentale è la scelta di base. La non ospedalizzazione delle persone ma centri di accoglienza diffusi sul territorio dove "la presa in carico" sia un progetto sulla persona, a partire certo dalle problematiche psicologiche e/o psichiatriche, ma anche e soprattutto su dinamiche relazionali, di studio, lavorative.

Se i Centri di Salute Mentale diventano solo "distributori" di farmaci falliscono nel loro mandato sul territorio. In ospedale esiste il reparto di Diagnosi e Cura.

Barbara Della Polla Ferrante


Nessuno vuole luoghi protetti perché si ha paura della parole reparto psichiatrico, psichiatria, struttura protetta ossia nuovi termini per indicare manicomio.

Federica Fanizza


Sulla carta l'idea basagliana era buona ma non viene messa totalmente in pratica. Mancano risorse, più personale qualificato che segua con regolarità i pazienti e con validi progetti. Tso per chi non vuole essere seguito ed è pericoloso socialmente, senza esitazione; esce solo quando completamente guarito. E aggiungiamo anche l'abolizione del manicomio giudiziario; quindi le persone incapaci d'intendere e volere autrici di reati (anche gravi) finiscono nelle Rems, ossia strutture pari ai Cim, senza dovuti controlli.

Lorenzo Salvati


Rinunciare a Basaglia? Ma neanche per scherzo, ha rivoluzionato un mondo sommerso, possiamo solo ringraziarlo!

Bar Faber


È proprio questo il problema: nessuno ha voluto attuare il progetto Basaglia.

Bruna Segnani


Ci siamo chiesti quanti posti letto totali hanno i Csm di Trieste? A quale utenza sono destinati i posti letto? Posso ottenere il ricovero per un lungo periodo (3-4 settimane) di un depresso grave che deve fare una cura farmacologica impossibile da fare a casa?

Teresa Sossi


Sempre più Persone con fragilità psicologiche di varia natura e sempre meno supporto e cura per esser di aiuto a loro e alle loro famiglie. C'è il fatto di chiudere i Csm nonostante ci siano operatori disposti a lavorarci dentro; ma l'azienda sanitaria non assume. Stanno mandando il sistema sanitario pubblico al collasso, solo per portare tutti alle strutture private. Tempi e costi fanno la differenza ormai, non più umanità e persone.

Serena Genardi


Nella mia esperienza personale ho potuto vedere che le risorse non sono sufficienti e oltretutto che quelle che ci sono vengono mal gestite. Per esempio ti fanno rimbalzare da uno psicologo o da uno psichiatra all'altro nel giro di pochissimo tempo, uno già è sconvolto e in difficoltà, che beneficio può trarne? Gli utenti avrebbero tante idee su come migliorare i servizi, ma se nessuno è interessato ad ascoltarli, a poco serve. Grazie al giornalista per i toni contenuti e poco sensazionalistici che di questi tempi vanno per la maggiore, come se aizzare la gente fosse etico!

Tiziana De Guerrini Zajc


Mi pare che il problema sia la necessità di maggiori strutture sul territorio, posti letto per le emergenze, centri di ascolto e prevenzione con supporto psicologico. Io non credo che le critiche ai Centri di Salute Mentale siano costruttive se non per denunciare carenza di risorse. E non credo che i manicomi siano una soluzione: le famiglie vogliono i loro cari che tornino a sorridere alla vita, non vegetali da andare a trovare una volta al mese. Tagli e chiusure non aiutano certo.

Johanna Riva


Per i disagi psicologici serve da parte del medico una presa in carico empatica e fatta su misura.

Non serve a niente la "terapia" se non si è in condizioni (tempistiche e umane) tali da dare spazio e voce a quel dolore che ha spezzato l'esistenza del malato. Bisogna implementare l'organico degli specialisti (psicologi, psicoterapeuti) che possano offrire un servizio pubblico non necessariamente presso il Csm ma presso il proprio studio. Così come avviene per esempio per la fisioterapia, convenzionata e mutuabile a seguito del riconoscimento di una patologia. L'essere umano è un tutt'uno fatto di corpo e psiche.

Enrico Zebi


Paura della stigmatizzazione. A volte. Situazioni molto diverse.

Nadia Fabris


Ebbene sì. Il pensiero geniale di Basaglia si è scontrato con una realtà dura da accettare. Non so perché ma le famiglie in cui c'è una persona con disturbi mentali sono lasciate sole, nella incapacità di gestire situazioni patologiche gravi e pericolose. Non solo in Friuli Venezia Giulia.

Francesca Perrotta


Sicuramente è un problema di risorse, che quando sono scarse ti mettono davanti alla scelta di chi merita di essere seguito e chi dopotutto no.

Ma non solo; anche di gestione e impostazione dei servizi, senza contare che raggiunta la maggior età del soggetto la famiglia, che di fatto è care-giver, praticamente non ha titolo per essere coinvolta e ascoltata e può pure implorare aiuto rasentando lo stalking, ma si troverà davanti a porte chiuse e silenzi lunghissimi.


Se ne parlerà forse quando il "dopo" diventerà troppo rumoroso.

Giulia Binali


La psichiatria basagliana è un'utopia. Tanto fumo poco arrosto, tante idee geniali ma di fatto inattuabili se non a dei costi insostenibili in una sanità con risorse finite, non infinite. Forse dopo 50 anni da ripensare.

Davide Rabusin


Iniziamo fin da piccoli? Iniziamo a seguire veramente problemi dei bimbi del neuro sviluppo o adolescenti in forte difficoltà in maniera seria e dedicata? Tutte queste domande sarebbero da portare con dati alla mano ai due vertici di Asugi.

Piergiorgio Borsi

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