La testimonianza: «Mia figlia ci insegna che il vero amore è senza condizioni»
Nei boschi cercava pace e serenità, allontanandosi dal caos. Nascosta e ferita, lei da qualche parte c’era ancora

Mi avete contattato per parlare un po’ di Giulia. Parlare oggi di Giulia non è semplice. Perché per me la sua vita si è divisa in due: prima della malattia, e dopo.
Prima, Giulia era una ragazza piena di luce. Aveva una sensibilità viva, una curiosità infinita, e quel modo tutto suo di stare nel mondo... un po’ fuori dagli schemi, ma sempre con il cuore in primo piano. Aveva sogni, passioni, slanci. E una capacità rara di farsi sentire vicina, anche senza dire troppo. Io e lei con uno sguardo ci dicevamo tutto... eravamo in simbiosi.
Poi è arrivata la malattia. Una malattia che ha cambiato tutto. Che ha trasformato Giulia, e ha trasformato anche noi — come genitori, come famiglia.
E non è facile dirlo, ma è giusto: la malattia mentale ha portato rabbia, aggressività, conflitto.
In certi momenti, sembrava che quella dolcezza che avevamo conosciuto si fosse spenta, che non riuscissimo più a riconoscerla. E questo è stato straziante.
Non per quello che faceva, ma perché sentivamo che stava combattendo contro qualcosa di più grande di lei e di noi. Cercavo nel suo sguardo l’intesa di una volta... ma vedevo solo buio.
Non era Giulia, quella. Era la sua lotta, il suo dolore, la sua confusione.
E dentro tutto questo, anche quando sembrava irriconoscibile, io sapevo che lei c’era ancora. Da qualche parte, nascosta, ferita... ma c’era.
Ultimamente andava per boschi, in mezzo alla natura forse cercando quella pace e serenità che nei boschi si trova allontanandosi dal caos... forse cercava di sentirsi parte di essa...
Ecco cosa mi ha insegnato, mia figlia ma anche la madre che la viveva quotidianamente questa situazione straziante.
Mi ha insegnato che l’amore non è facile. Che non sempre ha la forma dolce che ci aspettiamo. Che ci sono momenti in cui amare qualcuno significa rimanere, anche quando si vorrebbe fuggire. Significa continuare a cercare, anche quando tutto sembra perso.
Mi ha insegnato a non idealizzare, ma a stare. Con tutto quello che c’è.
Oggi non voglio raccontarvi solo la parte bella, o solo quella difficile.
Voglio solo dire che Giulia è esistita, con tutte le sue sfumature, le sue battaglie, la sua intensità. E che anche nella fatica più dura, mi ha insegnato cosa vuol dire amare senza condizioni e per questa cosa devo ringraziare anche la madre.
Questo che porto con me.
È questo che resta.
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