Il nuovo album di Teho Teardo: «Ossessionato da Twin Peaks»

Il lavoro del pordenonese è uscito il 31 ottobre, in cantiere la colonna sonora di Portobello

Elisa Russo
Teho Teardo, è uscito il 31 ottobre il nuovo album “Teho Teardo Plays Twin Peaks and Other Infinitives”
Teho Teardo, è uscito il 31 ottobre il nuovo album “Teho Teardo Plays Twin Peaks and Other Infinitives”

È uscito il 31 ottobre “Teho Teardo Plays Twin Peaks and Other Infinitives”, il nuovo album del musicista e sound designer pordenonese, compositore del cinema apprezzato a livello mondiale, a cui hanno collaborato Stefano Bollani, Abel Ferrara, Keeley Forsyth. «I brani che arrivano da Twin Peaks – racconta – li suono nei concerti da circa 4 anni, senza nemmeno annunciarli, anche per vedere l’effetto che fanno. Sono ossessioni e uno dei modi che un musicista ha per liberarsene è suonarli».

Che ruolo hanno le registrazioni ambientali notturne nei boschi?

«Una pratica che ho cominciato molti anni fa, a Tarvisio, al confine tra Italia e Slovenia… Mentre ero immerso nel buio del bosco mi sono chiesto se mi stessi innamorando di qualcosa, senza sapere di cosa si trattasse. Ho ritrovato quella domanda in una canzone, “Falling”, che per questo motivo apre il disco. E così la melodia del tema di Twin Peaks mi pare arrivata fino a me attraverso i canti degli uccelli. Ho provato a trascrivere alcune delle melodie che sentivo cantare agli uccelli e costruirci un mondo intorno, e il disco ha preso forma».

Non solo David Lynch e Angelo Badalamenti l’hanno ispirata.

«Ho cercato altri frammenti melodici e li ho ritrovati tra le composizioni di Barbara Strozzi, Henry Purcell e persino Bach. Anche queste melodie sono state tracce che mi hanno guidato nella ricerca all’interno del suono. Le ho trasformate in un nuovo contesto armonico che fosse soltanto mio».

La collaborazione con Bollani?

«È un musicista di talento straordinario, oltre che essere una persona squisita. Il suo pianoforte è stato come una lente di ingrandimento: ha la capacità di analizzare le note della partitura vedendo anche tutte le note che stanno lì intorno e quindi allargare, fare uno zoom alle musiche, è una dote rarissima».

La voce bianca nel primo brano?

«Vito Bondanese, di 9 anni. Ho pensato che il tema “Falling”, dove c’è la domanda “ma ci stiamo innamorando?” venendo da Twin Peaks aveva in qualche modo una sua morbosità che volevo togliere, facendola cantare da un bambino sarebbe rimasta in una zona di purezza, avvicinandosi di più all’amore».

Del singolo “Laura Palmer’s Theme”, che ha anticipato l’album, c’è anche un videoclip.

«Girato in Canada, nella zona dell’Ontario, da Marco Porsia (italiano che vive lì) e Peter Lynch (ironia della sorte, il suo cognome). Hanno filmato una breve storia da me scritta, è stata una bella esperienza. Le foto che si vedono nel video riguardano me da piccolo con la famiglia».

Il lavoro sarà disponibile, oltre che su cd e vinile, sulle piattaforme digitali. Alcuni artisti stanno boicottando Spotify, che ne pensa?

«Ho sempre avuto molte resistenze, ancora prima che qualcuno cominciasse a lamentarsi, credo di essere stato uno degli ultimi ad aver accettato, seppur controvoglia, di starci. È una piattaforma di sfruttamento terrificante. Secondo me non sono gli artisti che devono abbandonare Spotify, sono gli ascoltatori. La responsabilità è di chi ascolta, la musica è poi costretta a passare di là».

Tra le varie colonne sonore a cui sta lavorando c’è la serie “Portobello” (su Enzo Tortora) di Marco Bellocchio. Un incontro nato casualmente a Pordenone?

«L’anno scorso era tra il pubblico quando ho suonato al DocsFest di Cinemazero (tra l’altro sono nato a cento metri dalla sala) e un paio di giorni dopo mi ha contattato. Per la prima volta, in questa serie, ci sono due brani registrati dal vivo, proprio quella sera. Un lavoro bellissimo».

Che altro?

«Il quarto album con Blixa, continua lo spettacolo con Elio Germano, “Il sogno di una cosa” e da gennaio saremo in tour con “La Guerra com’è” da un testo di Gino Strada».

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