Stop alle lettere hard Il sindaco: «Per il paese è la fine di un incubo»

PRAVISDOMINI
«Per il paese non è stato un periodo facile: finalmente è finito un incubo per tutti». Così il sindaco di Pravisdomini, Davide Andretta, commenta l’epilogo della vicenda delle lettere a luci rosse che vedevano come destinatarie ragazze d’età tra 12 e 18 anni. Un sospiro di sollievo, per il primo cittadino e i genitori, la scoperta e la denuncia per atti persecutori e violenza privata nei confronti delle minorenni di un insospettabile 61enne di Pravisdomini, lavoratore e padre di famiglia. «Esprimo vicinanza alle famiglie delle ragazze che hanno ricevuto le lettere», dice Andretta, per poi rabbuiarsi pensando a quello che ha passato il paese. «Ad aprile-maggio – racconta – sono stato contattato da docenti della scuola media che avevano visto quelle lettere appese fuori del plesso ed erano allarmati. Immediatamente ho contattato il comandante dei carabinieri della stazione di Azzano Decimo, maresciallo capo Luigi Bartocci, consegnando quanto rinvenuto. Da allora, non sono stati giorni facili. Due settimane fa – continua –, quando è stata resa nota la notizia dello stalking a luci rosse, ho ricevuto molte domande su quanto stava accadendo. Chi ha figli piccoli mi fermava, così come gli avventori dei bar. Ho sempre risposto che ripongo la massima fiducia nell’operato dei carabinieri e del comandante».
Messaggi rivolti alle ragazze o ai genitori, affissi in luoghi pubblici o recapitati a domicilio. Inviti indicibili, con lo sdegno e lo sconcerto di un intero paese. Il sindaco non ne aveva mai parlato pubblicamente, rispettando le indagini. «Non so – continua – a quante ragazze possa aver scritto questa persona, che non ho idea di chi possa essere. So che sono almeno 15. Se ci sono ancora casi non segnalati, i destinatari si facciano avanti. Immagino lo sconforto di genitori e ragazze. Anche venerdì scorso, due genitori mi hanno riferito di essere tra quelli le cui figlie sono state prese di mira. C’è chi mi ha detto che la figlia non usciva più di casa. E chi ha riferito che la propria non dormiva più. Ora c’è più tranquillità. Per la comunità è positivo che la questione sia chiusa. Ora la giustizia faccia il suo corso, restiamo in attesa».
La dirigente dell’istituto comprensivo, Maria Rita Esposito, si complimenta con i carabinieri per il lavoro svolto, «che ho seguito indirettamente». —
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