Foto osé e spogliarelli sul web: è vera prostituzione
L’Unicef in campo dopo il caso della 15enne friulana che ha offerto il suo corpo per una ricarica telefonica
Ha destato scalpore il caso della 15enne friulana che si è offerta nuda sul web in cambio di una ricarica da 25 euro sul cellulare. Ed è sceso in campo l’Unicef che per bocca del rappresentante italiano Roberto Salvan ha definito il fenomeno delle foto osè sui telefonini e gli spogliarelli su internet «una realtà di prostituzione minorile». Dunque la vicenda emersa dalle indagini della polizia postale cittadina che ha visto coinvolti 13 giovanissimi della nostra regione (di cui tre udinesi) che diffondevano foto sui cellulari o tentavano di adescare adulti via chat per aver in cambio ricariche sul portatile o sulla carta poste-pay è un fenomeno noto da tempo, in continua crescita e che riguarda senza distinzioni tutto il territorio nazionale. «Queste ragazzine - sottolinea Salvan - fanno tutto ciò per avere più soldi in tasca. Magari la paghetta non basta. Così mercificano il proprio corpo, come fanno tante ragazze dell’est Europa. Sono adolescenti che non danno importanza al proprio corpo e lo vendono. È un’escalation pericolosa». Fra l’altro, la vendita di foto col telefonino «è importante in termini quantitativi. La polizia postale ne parla da tempo, c’è chi offre le foto e chi le acquista. Ci sono numerose intercettazioni». E sul caso dell’adolescente friulana che ha utilizzato i computer di una scuola in regione per adescare adultiprende posizione anche Daniele Damele, docente di etica e comunicazione all’ateneo udinese. «Mostrarsi nude - dichiara Damele - per 25 euro sul web è un atteggiamento che colpevolizza gli adulti. Siamo di fronte a una forma di prostituzione. Il problema non è di costumi, ma di valori, ovvero valori che genitori ed educatori passano ai ragazzi sempre più in balia di modelli comportamentali diseducativi e fuorvianti derivanti da tv, Internet e da altri mezzi di comunicazione. Scende in campo anche il Moige, Movimento italiano genitori. «Quello della ragazzina friulana di 15 anni che ha offerto dal computer della scuola la propria immagine osé in cambio di una ricarica di 25 euro per il telefonino, è fenomeno che riguarda l’Italia intera, dove il 43% dei bambini va su internet, ma il 76% senza controlli. Fra l’altro in Italia una scuola su cinque non possiede i filtri per il web. Internet fa parte della vita dei nostri figli - dice Maria Rita Munizzi, presidente del Moige - non possiamo vietarlo ma tutti, dai provider, alle aziende di software, alle scuole ai genitori, devono fare la loro parte, chi con i filtri tecnologici chi con una vigilanza, perché i nostri ragazzi siano protetti dai pericoli». Insidie confermate dai risultati di due indagini Swg. Su un campione di 5.000 genitori con figli tra 11 e 14 anni il 93% naviga in rete ma più della metà sottovaluta i rischi per i minori. Il 40% è infatti “poco preoccupato” e il 24% lascia che i figli ne facciano uso senza controllo. Emerge inoltre che nel 25% dei casi il Pc si trova nella stanza dei ragazzi. Infine scende in campo anche la Microsoft Italia che sollecita i genitori ad utilizzare gli strumenti per navigare sicuri. «Vorremmo – dichiara Pierpaolo Taliento – che molti più genitori utilizzassero gli strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione, anche gratuitamente, per una navigazione sicura dei minori in Internet, come i sistemi di parental control».
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