Addio a Castagnoli, rugbista e politico: consigliere regionale, ogni volta che scendeva in campo era il “magico John”

UDINE. Lo chiamavano il “magico John”. Perché magico, lui, lo diventava ogni volta che scendeva in campo vestendo i colori della Rugby Udine. Giancarlo Castagnoli, morto a 81 anni dopo una lunga malattia, non era solo il capitano della formazione bianconera. Di quella società era diventato il simbolo negli anni Sessanta-Settanta. Grinta e determinazione condensate in un fisico statuario. Con la tenacia di chi «non mollava mai». Ci ha giocato fino a 40 anni, meritandosi la “palla ovale” d’argento alla carriera. “Magico” lo sapeva essere anche finita la mischia, ricordano i suoi amici.
Trascinatore, protagonista della vita udinese, conoscitore della città in cui lui si era affermato anche come commerciante grazie ai negozio di abbigliamento di pregio come “La Baba”. Senza poi dimenticare i suoi stretti rapporti con l’Udinese calcio come responsabile delle sponsorizzazioni e la sua passione per la politica che lo portò nel 1993 a essere eletto nelle liste della Lega Nord in Consiglio regionale (aderì poi successivamente al Gruppo misto, come indipendente e poi al Gruppo Lista Dini - Rinnovamento italiano) in cui sedette fino al 1998. Una passione che non lo abbandonò negli anni successivi e lo portò a candidarsi nel 2006 alle elezioni provinciali con Autonomia Friuli e nel 2012 nella lista di Un’altra Udine supportando il candidato sindaco Michele Zanolla.
Un uomo di carattere, «una persona unica e deliziosa dai tantissimi interessi» lo ricorda la moglie Susy Visintini con cui era sposato da 14 anni. «Amava profondamente il rugby – aggiunge – era lo sport a cui aveva dedicato una vita intera e ricordava sempre con orgoglio quegli anni e quando era diventato capitano. Era molto conosciuto e stimato in tutta Udine».
Già, il rugby. Si era avvicinato da giovane a quello sport. E da allora non l’aveva più lasciato. Lo ricorda bene il presidente della società Daniele Romanello. «Era un giocatore davvero molto appassionato – afferma – che amava mantenersi in forma, era un vero trascinatore».
E l’ex dirigente della società Adriano Stocco aggiunge: «Ha mosso i suoi primi passi nel rugby a metà degli anni ’50 con le giovanili e poi non si è più fermato. Giocava in mischia, come terza linea. Nella squadra allenata da suo cognato Corrado Rossi era diventato il giocatore che trainava il gruppo, prima in serie B poi in serie C. Nel 1969/70 ha vinto il campionato in C imponendosi come miglior squadra italiana della serie e vincendo il trofeo nazionale contro squadre blasonate fino alla tentata promozione in serie A».
Per molti anni Sergio Bracci ci giocò insieme «a partire dal 1960 e lui era già diventata una colonna del Rugby Udine. Come persona è sempre stato disponibile, un vero amico pronto ai momenti di goliardia. Era un giocatore bravo e intelligente che amava questo sport e non si lasciava abbattere, fino all’ultimo combatteva. Era uno dei pochi che ci rimproverava e spronava a dare il massimo. Era, soprattutto, una persona onesta da cui io non ho mai ricevuto una scorrettezza». —
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